Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Perché Venezia è in pericolo: l'allarme di Luca Mercalli

Secondo l'esperto e divulgatore scientifico Luca Mercali, la città di Venezia potrebbe essere in pericolo a causa dei rapidi cambiamenti climatici

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Venezia è in pericolo

Il riscaldamento globale e i problemi ambientali sono tra le principali emergenze che l’umanità deve affrontare nel XXI secolo. L’aumento delle temperature terrestri, l’innalzamento del livello dei mari e l’incremento di fenomeni meteorologici estremi mettono a rischio intere città e regioni. Venezia, una delle città più famose al mondo ma anche uno dei territori più fragili, è particolarmente esposta a queste minacce. Il climatologo Luca Mercalli, ospite di un incontro a Verona, ha lanciato un monito preoccupante: se l’accordo di Parigi non verrà rispettato, entro la fine del secolo le temperature globali aumenteranno di 5 gradi, con conseguenze catastrofiche per il nostro pianeta. A essere maggiormente in pericolo sarebbero città come Venezia.

Perché secondo Luca Mercalli Venezia è in pericolo

Nato a Torino nel 1966 Luca Mercalli è un climatologo e divulgatore scientifico noto al pubblico televisivo per lo più per la partecipazione alla popolare trasmissione “Che tempo che fa”. L’esperto ha più volte dichiarato che la crisi climatica è ormai ai massimi livelli e il tempo a disposizione per intervenire è ormai ridotto al minimo. Le emissioni di CO2 continuano a crescere e, se non si adotteranno misure drastiche, entro la fine del secolo potrebbero non esserci più le condizioni per la vita su molte parti del pianeta. È stato, infatti, previsto un aumento della temperatura di quasi 5 gradi che avrebbe effetti devastanti.

Durante una conferenza tenuta in occasione dell’evento “Ricercatori in cammino”, Mercalli ha parlato anche di riscaldamento climatico e di rischi per l’ambiente. Nello specifico alcuni territori come Venezia e il Delta del Po sarebbero particolarmente in pericolo. Venezia, con la sua rete di canali, le fondamenta fragili e il delicato equilibrio ambientale, è particolarmente esposta alle conseguenze di questi cambiamenti. Se il riscaldamento globale continuerà senza freni, la Serenissima potrebbe subire danni irreversibili, con un rischio sempre maggiore di inondazioni frequenti e devastanti.

Il livello del mare sta aumentando di circa mezzo centimetro all’anno e, a questo ritmo, entro vent’anni anche il Mose potrebbe diventare inefficace. Il Mose, infatti, è il sistema di barriere progettato per proteggere la laguna dall’acqua l’alta ma questo potrebbe non essere più adeguato nel tempo. Le dichiarazioni di Mercalli su questo argomento sono state riprese anche dal ‘Corriere’. Nelle pagine del giornale si leggono le parole di Mercalli che spiegano come la città potrebbe così ritrovarsi in una situazione di vulnerabilità estrema. Non solo Venezia, anche in diverse aree del Veneto meridionale e della provincia di Rovigo la popolazione potrebbe essere costretta a migrare a causa dell’avanzata del mare.

Il pensiero di Luca Mercalli su riscaldamento globale ed energie fossili

In molti hanno lanciato allarmi sul riscaldamento globale. Nel 2019, undicimila scienziati hanno firmato un monito sulla gravità della crisi climatica. Nel 2021, inoltre, un appello simile è stato pubblicato su oltre 200 riviste mediche. Molti governi, però, anziché investire in energie rinnovabili, continuano a lasciare in secondo piano la lotta al cambiamento climatico.

Secondo Mercalli, sarebbe necessario abbandonare definitivamente le energie fossili per passare a quelle rinnovabili. Una soluzione che, però, contrasta con le politiche di alcuni leader mondiali. Il nuovo eletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ad esempio, ha ritirato il paese dall’Accordo di Parigi, incentivando la trivellazione per aumentare la produzione di petrolio e gas. Questo atteggiamento, secondo il climatologo, è in netto contrasto con ciò che sarebbe necessario per contenere la crisi in atto.

Se l’Accordo di Parigi non verrà rispettato, il mondo rischia un incremento della temperatura globale fino a 5 gradi entro il 2100. Questo significherebbe più ondate di calore africano, desertificazione diffusa, siccità sempre più intense e tempeste più frequenti e violente. Inoltre, la crisi climatica potrebbe causare problemi nella produzione agricola, danni alle infrastrutture ma anche una maggiore diffusione di malattie tropicali.