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Datteri al posto dei vigneti: in Italia addio vino? La previsione

Il riscaldamento globale sta mettendo a rischio la produzione del vino in Italia: in futuro i vigneti potrebbero essere sostituiti dai datteri

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Vino italiano

A causa del riscaldamento globale i vigneti del Piemonte sono a forte rischio: Luca Mercalli, climatologo e presidente della società meteorologica italiana, ha lanciato una provocazione, dichiarando che nei prossimi anni i vigneti piemontesi faranno posto ai datteri.

Vino italiano: l’allarme del climatologo

“La nostra vita rischia di cambiare completamente – ha dichiarato Luca Mercalli nel corso di un’intervista concessa a La Stampa – i vigneti del Piemonte non ci saranno più, coltiveremo i datteri”. Lo stesso Mercalli ha inoltre dichiarato che quella attuale potrebbe essere “l’estate più fresca della nostra vita”, pronosticando estati sempre più calde nei prossimi anni a causa del riscaldamento globale.

Quello dell’aumento delle temperature provocato dal surriscaldamento globale e dall’inquinamento è un problema da affrontare in tempi brevi secondo Mercalli che prevede “conseguenze gravi per la salute e per l’agricoltura” e avverte che bisogna intervenire con forza “entro il 20230, altrimenti non sarà più possibile rimediare”.

Datteri al posto di vigneti: le reazioni

Alla provocazione di Mercalli che immagina i vigneti piemontesi sostituiti dai datteri ha risposto Enrico Allasia, il Presidente di Confagricoltura Cuneo: “Comprendo la provocazione, ma le nostre priorità sono legate a un complesso sistema di eccellenze riconosciute, ognuna delle quali è legata a una filiera, vale per il vino, per la carne, per il latte e così via.

Prima di pensare a stravolgere uno scenario cerchiamo di proteggerlo, per salvaguardare riconoscimenti Igp, Doc e Docg frutto del lavoro di anni. Se siamo gli unici ad avere il Barolo o la Fassona, tuteliamo queste peculiarità affinché sopravvivano. Oggi grazie all’innovazione tecnologica ci sono delle risposte possibili, l’agricoltura ha fatto passi da gigante e riesce a interpretare il cambiamento, anche nell’ottica della sostenibilità e del rispetto degli animali”.

Anche Stefano Pesci, il direttore della cantina Terre del Barolo, ha affrontato il tema: “Non possiamo negare che un cambiamento sia in corso, le estati più calde e secche sono un trend, e questo ha anche reso le annate degli anni Duemila qualitativamente migliori. Un clima più caldo e asciutto giova alla varietà nebbiolo, ma a preoccupare sono i fenomeni meteorologici estremi e distruttivi che si stanno intensificando, come le grandinate di che colpiscono tutta la produzione, Se il caldo continuerà ad aumentare – si legge su La Stampa – ci si muoverà sempre più verso le parti più alte e meno esposte”.

Per salvare i vigneti del Piemonte che ogni anno contribuiscono alla produzione di molti dei migliori vini italiani, bisogna dunque fare ricorso alla tecnologia, adottando nuove soluzioni come l’irrigazione a goccia, sistemi di difesa dagli agenti atmosferici sempre più raffinati e anche fare ricorso alla genetica, attraverso tecniche di evoluzione assistita in agricoltura, un argomento tornato prepotentemente di moda negli ultimi mesi.

Quella dell’innovazione sembra la migliore strada da seguire in un momento storico molto complicato per le eccellenze del nostro Paese, messe già a dura prova dalla grande siccità del 2022. Enrico Alassia, il Presidente di Confagricoltura Cuneo, ha ricordato che in tutta Italia si stanno già sperimentando nuove colture, come succede in Piemonte con l’ulivo e in altre zone del Paese con le arachidi, gli avocado e i manghi.