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Dal 2050 non si potrà più sciare sulle Alpi: l’allarme di Mercalli

Sempre meno neve sulle Alpi, turismo e stagioni sciistiche a rischio. L’allarme del climatologo Luca Mercalli: si potrà sciare solo fino al 2050

Alpi in pericolo, l'allarme di Luca Mercalli

Le Alpi sono in serio pericolo: nell’ultimo secolo, la temperatura media è aumentata di due gradi centigradi, il doppio rispetto alla media del pianeta, e i primi a farne le spese sono i ghiacciai, già in drammatica ritirata.

Come spiega il meteorologo Luca Mercalli al ‘Corriere’, il rischio è che nel 2050 non ci sarà più neve, e si potrà sciare solo sulle vette più alte delle Alpi, in Piemonte e Valle d’Aosta: alla fine del secolo, afferma l’esperto, “rimarrà veramente poco del patrimonio glaciale delle Alpi”.

Nel 2050 Alpi senza ghiacciai e senza neve: l’allarme

I ghiacciai alpini sono in serio pericolo: gli allarmi da parte della comunità scientifica e delle associazioni ambientaliste si susseguono ormai da tempo, ma le previsioni sulle sorti dei giganti di ghiaccio sembrano peggiorare col tempo, soprattutto a causa delle alte temperature estive.

L’ultima estate è stata una delle più calde di sempre, spiega al ‘Corriere’ il meteorologo e divulgatore Luca Mercalli: quando ci sono estati così torride, “i nostri ghiacciai battono in ritirata così in fretta da farne ormai presagire la completa scomparsa entro il 2050”, spiega l’esperto.

“Si perderanno tutti i ghiacciai piccoli, resterà qualcosa soltanto sopra i 4 mila metri. E alla fine del secolo rimarrà veramente poco del patrimonio glaciale delle Alpi”: questa la drammatica previsione del meteorologo e climatologo torinese.

Ma cosa sta succedendo alle Alpi? Perché le incantevoli vette alpine sembrano scontare gli effetti del riscaldamento globale più di altre zone d’Italia e del mondo? “Nell’ultimo secolo la temperatura media nelle Alpi è aumentata di due gradi, il doppio rispetto alla media dell’intero pianeta”, spiega Mercalli, e i primi a soffrire sono i ghiacciai alpini: “Nel 2023 hanno perso tre metri di spessore, il triplo rispetto agli anni precedenti”.

Mercalli: sulle Alpi si potrà sciare solo fino al 2050

L’apertura della nuova stagione sciistica dev’essere l’occasione di una riflessione necessaria, che riguarda il futuro degli sport invernali e del turismo in alta quota: “Il rischio è che in Piemonte si possa sciare solo fino al 2050, altri 25 anni, e solo perché, insieme alla Valle d’Aosta, dispone delle vette più alte”, afferma Mercalli.

Il problema infatti non riguarda soltanto i ghiacciai, ma anche la neve: “L’innevamento a sua volta si restringe, diventa più limitato come durata e spesso anche come quantità”, spiega Luca Mercalli, “ci possono essere delle annate con delle nevicate abbondanti, magari anche questa, ma in ogni caso con le temperature così alte durano di meno”.

Gli amanti dello sci se ne saranno già accorti: una volta l’innevamento era continuo. Oggi lo scenario è profondamente cambiato: l’innevamento “è diventato come quello appenninico, ovvero un innevamento intermittente”. “Si possono anche registrare dei periodi con ottime nevicate”, spiega Mercalli, “ma poi la temperatura sale e la neve si fonde”. Insomma, con queste temperature non c’è speranza di tornare a vedere ghiacciai in salute e lunghe stagioni sciistiche sulle Alpi.

Alpi senza neve, serve una soluzione per il turismo

“Gli sport invernali hanno difficoltà a pianificare un’attività continua e redditizia”, afferma il meteorologo, ma l’innevamento programmato non può essere una soluzione sul lungo periodo: “Può essere una pezza per il turismo, assolutamente necessaria per mantenerlo. Il problema è che queste azioni registrano alti consumi di energia elettrica”.

Serviranno soluzioni più lungimiranti per la tutela della stagione sciistica: un esempio, in tal senso, è lo studio di Meteo France commissionato dal comprensorio dell’Alta Val Susa, a cui ha preso parte anche Mercalli. Si tratta di un report che presenta uno scenario preciso delle piste da qui al 2050, in modo da aiutare le attività turistiche a orientare i propri investimenti. “Fra tre anni le società sapranno dove è più corretto collocare una seggiovia”, spiega Mercalli, “Per l’Italia è un primato, è la prima volta che viene fatto uno studio simile. Si tratta di una scelta che mira a non nascondere la testa sotto la sabbia davanti ai problemi”.