Seimila euro se vieni a vivere a Varese, la super offerta
Varese offre un bonus di 6000 euro a chi si trasferisce per lavorare nella provincia lombarda in risposta alla carenza di manodopera qualificata
Nel panorama italiano segnato dal calo demografico e dalla crescente difficoltà nel reperire forza lavoro qualificata, anche alcune aree storicamente dinamiche stanno adottando nuove strategie. La notizia riguarda Varese, centro nevralgico del Nord produttivo, che ha scelto di offrire un incentivo economico a chi decide di trasferirsi e lavorare stabilmente in provincia.
Perché Varese offre un bonus da 6 mila euro a chi si trasferisce
Un’iniziativa che si inserisce in un contesto più ampio di misure messe in campo da diversi territori italiani, non solo montani o interni, per attrarre nuovi residenti e contrastare la fuga di giovani professionisti.
Capitale umano e competenze professionali sono risorse sempre più richieste. A Varese, questo bisogno si è tradotto in un bando della Camera di Commercio, rivolto a chi intende trasferirsi per lavorare con contratto dipendente. Come riportato sul ‘Corriere della Sera’: “Offriamo 6.000 euro a fondo perduto a chi viene a vivere qui”.
Il presidente della Camera di Commercio, Mauro Vitiello, ha spiegato che l’iniziativa è stata pensata come un’azione sperimentale per fronteggiare un fenomeno preoccupante: “È un esperimento, un test: siamo preoccupati per la salute dei nostri territori e delle nostre aziende” ha dichiarato. Il bonus sarà suddiviso su tre anni e destinato a chi sceglierà la provincia come nuova residenza lavorativa.
L’obiettivo è reagire a un trend che coinvolge sempre più anche il Nord Italia: la difficoltà nel reperire personale qualificato, nonostante l’offerta formativa locale. Vitiello ha sottolineato che “Non troviamo gli specialisti di cui abbiamo bisogno e questo nonostante in provincia di Varese funzionino due università e gli Istituti tecnici garantiscano ai diplomati un tasso di assunzione immediato del 94%. Ma ogni 10 giovani che si laureano qui, 4 scelgono di spostarsi altrove”.
Le cause, secondo gli operatori locali, vanno cercate nella concorrenza salariale con altri Paesi o regioni limitrofe. Sempre secondo quanto riportato dal ‘Corriere della Sera’, Vitiello ha ammesso che “noi soffriamo in particolare la concorrenza della Svizzera (dove le paghe sono il 25% più alte), della Germania e persino di Milano. A un neoassunto noi possiamo garantire 1.700-1.800 euro metti. L’‘una tantum’ che mettiamo sul piatto vuole essere una sorta di narrazione aggiuntiva”.
Ha proseguito: “A chi sceglie di venire a Varese diciamo: c’è un territorio che si occupa di te, ti offre un lavoro ma anche servizi, ambiente, qualità della vita. Siamo in una competizione a livello globale, dobbiamo trovare soluzioni”.
Quali sono le altre regioni italiane che pagano per trasferirsi
La proposta di Varese si inserisce in una tendenza nazionale, che vede numerose aree italiane proporre incentivi per stimolare il reinsediamento. Dai paesi dell’Appennino alla costa ionica, sono molte le realtà che offrono contributi economici, agevolazioni fiscali o alloggi per chi sceglie di stabilirsi in zone poco popolate.
Tra le misure più note, la Calabria ha previsto fino a 26.000 euro per chi si trasferisce in comuni con meno di 2.000 abitanti. In Trentino, sono stati promossi incentivi per chi acquista o ristruttura immobili nelle valli montane, mentre in Sicilia è stata sperimentata la formula delle case a un euro.
In Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Molise sono stati attivati bandi simili, volti a invertire la tendenza allo spopolamento. Anche città di dimensioni maggiori, come Bologna e Genova, hanno recentemente avviato progetti per trattenere i giovani e favorire l’inserimento lavorativo, ricorrendo anche alla collaborazione con realtà del terzo settore.
Nel capoluogo emiliano il gruppo Renner ha coinvolto i Salesiani per offrire a giovani immigrati un percorso che include formazione professionale, alloggio e contratto a tempo indeterminato, con l’obiettivo di far fronte alla carenza di operai specializzati.
L’incentivo economico, quindi, non è più esclusiva di aree interne o a rischio marginalizzazione, ma riguarda sempre più spesso centri produttivi in cerca di rilancio demografico e forza lavoro qualificata.
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