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Allarme frutta in Italia: cosa sta succedendo

Scatta l'allarme frutta in Italia: sta diventando un bene di lusso con i prezzi di ciliegie, pesche e albicocche saliti alle stelle negli ultimi mesi

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

La frutta rischia di diventare un lusso per gli italiani nell’estate del 2025: dopo l’aumento dei prezzi delle ciliegie, ormai annuale, salgono anche i costi di pesche e albicocche.

Allarme frutta in Italia: prezzi alle stelle

I dati riportati da Ismea non lasciano scampo: nella prima settimana di luglio 2025, il prezzo delle albicocche è aumentato del 40% rispetto al 2024; le ciliegie costano il 100% in più, mentre per quanto riguarda pesche e nettarine, è stato registrato un rincaro tra il 7 e il 15%.

Aumenti che gravano sulla spesa quotidiana delle famiglie italiane: in media si spendono tra i 200 e i 290 euro in più, rispetto all’anno scorso, per mantenere gli stessi consumi di frutta e di verdura.

Prezzi alle stelle per la frutta che rischia di diventare un vero e proprio bene di lusso. All’atto pratico, le ciliegie hanno toccato quota 20 euro e il prezzo per le pesche e le albicocche è salito fino ad arrivare alla doppia cifra.

Con prezzi del genere, i carrelli di chi fa la spesa nei supermercati italiani si svuotano: secondo quanto riferito dall’Osservatorio ortofrutticolo, è praticamente sparito un frutto su dieci dai carrelli della spesa. In Italia, dal 2019, si è perso un milione di tonnellate di ortofrutta nel consumo quotidiano e quasi due milioni di consumatori abituali.

Prima della pandemia di Covid-19 il 20% della popolazione consumava almeno quattro porzioni di frutta e verdura al giorno, mentre adesso è poco meno del 17%. In generale si è scesi al di sotto dei 400 grammi di consumo giornaliero a persona, il minimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Le famiglie più penalizzate sono quelle che appartengono alle fasce a basso reddito: i prezzi alle stelle rischiano di far diventare frutta e verdura come bene di lusso. Altra conseguenza è quella di un inesorabile allontanamento dalla dieta mediterranea che avrebbe effetti negativi sulla saluta pubblica da qui ai prossimi anni.

I danni del cambiamento climatico

Sono diverse le cause che hanno portato all’impennata dei prezzi: una sorta di tempesta perfetta tra cambiamenti climatici, calo della produzione e speculazione che gravano sui portafogli delle famiglie italiane.

Il clima è uno dei fattori che più incidono sugli aumenti, con l’agricoltura italiana che vale il 27% del Pil nazionale e paga a caro prezzo gli eventi estremi degli ultimi mesi. La siccità prolungata, le gelate primaverili, le grandinate devastanti e poi le temperature record di giugno hanno messo a dura prova tutto il settore.

L’esempio più drammatico è quello rappresentato dalle ciliegie pugliesi, grande eccellenza del territorio: la regione produce il 30% delle ciliegie italiane con 18.000 ettari coltivati, la ma le gelate dei mesi di marzo e aprile hanno distrutto i fiori, provocando un crollo della produzione tra il 70 e il 100% e il conseguente aumento dei prezzi.

Coldiretti ha invece riferito che negli ultimi 15 anni sono spariti quasi 300.000 ettari di coltivazioni ortofrutticole in Italia, dove sono stati tagliati quasi 200 milioni di alberi da frutto. Il nostro Paese è tra i più colpiti al mondo dal cambiamento climatico e sta perdendo il primato che aveva nella coltivazione di agrumi, uva, pere, ciliegie e kiwi.