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L'Italia sta perdendo i suoi giovani: record negativo in Europa

Stando ad un'indagine portata avanti dall'ISTAT, l'Italia è il paese europeo con la più bassa incidenza di giovani di età 18-34 sulla popolazione

L’Italia sta diventando un paese di anziani? Sembra di si. Stando agli ultimi dati condivisi dall’ISTAT i giovani italiani della fascia compresa tra i 18 e i 34 anni sono in continua diminuzione nel nostro paese. L’Italia, infatti, è diventata tra i paesi dell’Unione Europea quello con la più bassa incidenza di giovani sulla popolazione.

Calo di giovani in Italia

L’ISTAT (Istituto nazionale di statistica) ha svolto un’analisi sui giovani italiani, e sulle opportunità lavorative presenti specialmente nel sud Italia, dal titolo “I giovani del Mezzogiorno”. Prima di spiegare i dati l’ISTAT ha precisato quali persone sono identificate attualmente con la parola “giovane” che comprende una fascia ampia composta da due sottocategorie.

Esiste una quota di “giovani-adulti” detti che “millennials” o “generazione Y” che sono le persone nate fra il 1987 e il 1995. Questa è nota anche come la generazione della moneta unica ed è ricordata anche per essere quella più esposta agli effetti della crisi del 2008. Esistono poi i giovani come nati dal 1996 al 2003 la cosiddetta “i-generation” (o “generazione z”).

Guardando entrambe queste fasce di “giovani” che insieme comprendono le persone tra i 18 e i 34 anni l’ISTAT fa notare che al 1° gennaio 2022 in Italia questi sono poco meno di 10,3 milioni. Questi, dice l’ISTAT, sono i veri “protagonisti dell’inverno demografico” che sta interessando il nostro paese. In quasi vent’anni anni i giovani in questione sono diminuiti del 23,2%, ovvero oltre 3 milioni in meno. Questo dato conferma un’altra previsione dell’ISTAT che afferma come tra 50 anni, se la situazione non cambierà, ci saranno all’incirca 11 milioni di italiani in meno. In Italia, infatti, si fanno sempre meno figli e la popolazione invecchia sempre più.

Se si pensa che tra gli stati dell’Unione Europea l’incidenza della popolazione della fascia 18-34 è del 19,6%, l’Italia risulta il fanalino di coda in questa classifica con un’incidenza del 17,5% (dato del 2021). Secondo lo studio dell’ISTAT, inoltre, la diminuzione di giovani è più forte nell’area del sud Italia dove dal 2002 c’è stato un calo del 28%.

Il basso numero di giovani si registra anche perché molti studenti universitari sono più propensi a spostarsi verso le Università del nord. Basta pensare che secondo una ricerca il 28,5% degli studenti del Sud si iscrive in atenei del Centro-nord. Sempre al centro-nord, stando ad un’analisi di QS Quacquarelli Symonds, si trovano tre delle migliori città universitarie al mondo, ovvero Milano, Roma e Torino. Ma anche una volta entrati nel mondo lavorativo a cinque anni dalla laurea solo il 51% lavora ancora nel Mezzogiorno.

Giovani e il mondo del lavoro in Italia

Secondo le analisi condotte dall’ISTAT, quindi, è chiaro che in Italia i giovani sono in forte calo, con il Mezzogiorno che vede una diminuzione maggiore. Nelle aree del sud Italia, infatti, il percorso verso un’indipendenza dalla famiglia sembra più difficile. Secondo i numeri nelle regioni del meridione nel 2022 il 71,5% delle persone nella fascia 18-34 viveva ancora in famiglia. Un numero che cala nelle regioni del nord al 64,3%. Sempre dati alti, comunque, se si guardano i dati dell’UE dove la percentuale di giovani 18-34 che vive ancora con la famiglia lo scorso anno si assestava al 49,4%. Questo comporta anche che l’età media in cui gli italiani si sposano si è molto spostata in avanti. Se nel 2004 era di 32 anni per gli uomini e 29 nelle donne ora è diventata 36 anni per gli uomini e 33 per le donne.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro come già detto l’ISTAT ha evidenziato l’emigrazione di neolaureati al nord, cosa che nel lungo periodo potrebbe causare alle zone del sud Italia l’assenza di alcune competenze. Per quanto riguarda il tasso di occupazione nel 2022 questo era stato rilevato fra i giovani italiani al 33,8%, ovvero quasi 15 punti in meno rispetto alla media europea. Questo dato posiziona l’Italia in penultima posizione (davanti solo alla Grecia) per tasso di occupati nella popolazione 15-29 anni.