A Palermo, c’è un piccolo laboratorio di sartoria ora diventato una maison haute-couture
Da un’amicizia, un progetto imprenditoriale: è la storia di Casa Preti, che ha nel sogno le passerelle parigine
É una storia sorprendente: la storia di un’amicizia, di un’avventura imprenditoriale, di un’evoluzione. È la storia di un piccolo laboratorio di sartoria nel cuore di Palermo, ora diventato una maison d’alta moda grazie al lavoro di Mattia Piazza, 24enne stilista palermitano, e di Steve Gallay, un architetto svizzero che ha deciso di investire in città. È dalla loro amicizia (iniziata con la richiesta di Steve di realizzargli un cappotto su misura), e dall’unione delle loro competenze, che è nata “Casa Preti”. “Casa” perché – una volta varcata la soglia dello showroom – il cliente deve sentirsi come a casa, a proprio agio. “Preti”, perché è il nome del pittore caravaggesco a cui Piazza si ispira.
Il défilé di debutto, andato in scena lo scorso settembre all’interno dello storico negozio di tessuti Salvatore Parlato (in piazza Croce dei Vespri 8, a Palermo), ha visto sfilare i modelli della collezione autunno / inverno 2018 dinnanzi a un pubblico di addetti ai lavori. Non è stato in realtà un vero debutto: già lo scorso luglio, i primi modelli erano stati presentati a Bulle, nel Canton Friburgo. L’obiettivo, ora, è arrivare a Parigi il prossimo anno, per sfilare sulle passerelle di quella che è – di fatto – la capitale mondiale dell’haute couture.
Dopo aver studiato Fashion Design all’Accademia di Belle Arti di Palermo, Mattia Piazza ha iniziato a viaggiare tra Bologna, Firenze, Milano, Torino e Rotterdam, dove ha vissuto per un mese e dove è nato in lui il desiderio di creare un marchio di moda mitteleuropeo nella sua città d’origine. Sono infatti il razionalismo tedesco e il dadaismo francese di Marcel Duchamp, i cardini della collezione di Casa Preti. Una collezione, chiamata “Ritorno”, fatta di diversi capi unisex, di vestiti, camicie e cappotti realizzati in fresco di lana, organza di seta, chiffon, cachemire, cotone, panno di lana, neoprene. Volumi ampi che rimandano agli abiti clericali, tessuti che sono come abbracci, e l’abbattimento del confine tra maschile e femminile: sono questi, i tratti caratterizzanti di un piccolo laboratorio diventato una maison d’haute-couture.
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