Cosa significa Calabria (e cosa c'entra il Salento): lo studio
Uno studio indaga il vero significato del nome Calabria e attraverso fonti storiche ricostruisce un legame remoto e sorprendente con il Salento
Da dove viene il nome Calabria? E cosa ha a che fare con il Salento? Un nuovo studio accademico ripercorre la storia di un antico coronimo (il nome attribuito a una regione o a un territorio geografico, distinto dai nomi di singole città o luoghi specifici), e rivela legami sorprendenti tra due territori oggi distinti, ma un tempo uniti sotto lo stesso nome.
Qual è il vero significato del nome Calabria
A fare luce è un volume accademico dal titolo ‘The Historical Landscape of Ancient Kalabría. Balkan and Aegean Linguistic Influences’, scritto da Francesco Lopez, dottore di ricerca in Storia della scienza presso l’Università di Pisa. L’opera, pubblicata dalla casa editrice internazionale Brill, è la prima monografia interamente dedicata allo studio interdisciplinare del nome ‘Calabria/Kalabría’ dalle sue origini all’Alto Medioevo.
In un’intervista rilasciata all’’Adnkronos’ il ricercatore ha spiegato come è nato il progetto: “L’idea di ricostruire l’origine storico-linguistica del nome Calabria è nata operativamente nel 2015 a seguito dell’incontro presso l’Università di Pisa con il Prof. Francesco Perono Cacciafoco”, oggi docente di Linguistica alla Xi’an Jiaotong-Liverpool University in Cina.
All’epoca dell’incontro, Perono Cacciafoco stava approfondendo la radice indoeuropea kar- / kal-, presente in alcuni toponimi liguri. Proprio da quella ricerca è emersa la possibilità di applicare lo stesso modello linguistico anche al caso calabrese, aprendo la strada all’indagine.
Come si legge nell’intervista, “riesaminando i vari aspetti, Kalabría viene ritenuto un coronimo pre-ellenico formato dalla radice indoeuropea o preindoeuropea *kar- / kal- nel significato più specifico e meglio documentato di ‘pietra scavata dall’acqua’, e dal suffisso appellativo ‘bria/uria’ nel valore di ‘paese, regione, terra’”. Il riferimento, spiega l’autore, è rivolto alla “natura carsica dei luoghi, e soprattutto alle coste frastagliate della Penisola Salentina, contraddistinte da insenature, promontori, golfi, cale e calette”.
Lopez ha ricostruito le testimonianze del coronimo Kalabría a partire dal III secolo a.C. fino all’VIII secolo d.C., in un arco temporale che comprende l’ellenismo, l’epoca romana e la dominazione bizantina: “La concreta possibilità di estendere l’indagine anche alla Calabria ha fatto sì che venisse elaborato un progetto di ricerca pluriennale, ora approdato alla pubblicazione presso l’editore accademico internazionale Brill con la supervisione della Prof.ssa Carlotta Viti dell’Università della Lorena in Francia”.
Alla base dell’interesse di Lopez anche una motivazione personale: “L’aver dato vita poi, insieme a un gruppo di colleghi e amici, nel 2006 a un circolo per la conoscenza e la divulgazione della storia locale, il Centro Studi Cornelio Pelusio Parisio, ha ulteriormente alimentato la curiosità”.
Cosa c’entra il Salento con il nome Calabria?
Secondo le ricerche effettuate da Lopez, le prime attestazioni del nome Kalabría non riguardavano affatto il territorio dell’attuale Calabria. Al contrario, la denominazione si riferiva alla parte più meridionale della Puglia: “Il nome Calabria, nella forma greca Kalabría, indicava originariamente il Salento – l’area della Puglia compresa tra la linea Taranto-Brindisi e Capo Santa Maria di Leuca, territorio noto anche come Messapia“.
Lo studio ha preso avvio proprio da questa identificazione iniziale, esplorando la connessione tra il nome e il paesaggio carsico del Salento, dove la roccia e l’acqua plasmano insenature, grotte e promontori, elementi che ricorrono nelle fonti antiche legate a Kalabría.
Nel corso dei secoli, il nome ha cambiato geografia. Come ha spiegato Lopez, “Solo verso la metà del VII secolo d.C., quando i Longobardi di Benevento occupano la Puglia, il nome viene adottato dai Bizantini per designare l’attuale regione Calabria, in precedenza conosciuta con il termine Brutium o Terra Brutia dal popolo italico dei Bruttii. Più nello specifico, la novità emerge al tempo dell’imperatore bizantino Costante II (630-668 d.C.)”.
Uno dei passaggi più emblematici è citato dallo stesso Lopez: “Significativo appare, al riguardo, che il pontefice Martino I, fatto prigioniero a Roma dall’esarca Teodoro Calliopa nel 653 d.C., nel rievocare la traversata da Ostia alle coste greche, dopo Messina ricordi unicamente la Calabria; come se, all’epoca, Terra dei Bruttii e Salento avessero cominciato ad assumere un’unica denominazione“.
Il cambio di riferimento si è consolidato nel tempo, come prosegue il professor Lopez: “Di certo sul finire del secolo al terzo Concilio di Costantinopoli, nel 680 d.C., i vescovi di Locri, Turio, Tauriana, Tropea e Vibona si dichiarano appartenenti non più all’eparchia dei Bretti ma a quella di Kalabría, alla pari di quelli di Otranto e Taranto”.
A spiegare ulteriormente il legame con il Salento sono anche le fonti romane e greche: “Con riferimento al Salento, gli autori latini (Varrone, Livio, Plinio il Vecchio, Tacito), pur distinguendo tra ‘terra dei Calabri’ verso nord-est e ‘terra dei Sallentini’ verso sud-ovest intesi come nomi di origine locale come aveva fatto Strabone (circa 60 a.C.-24 d.C.), si soffermano maggiormente sulla nozione geografica di Calabria, soprattutto in rapporto alle coste, equiparandola al concetto greco di Messapia”.
Il Salento, quindi, ha rappresentato a lungo il nucleo originario della Kalabría. “Il Salento, come ‘paese dei Sallentini’ non appare ancora essere percepito come unità territoriale a sé stante. In ambito greco, Kalabría era la Messapia, ovvero l’intera Penisola Salentina. La prima testimonianza risale a Rintóne, poeta magnogreco del III sec. a.C., originario di Siracusa ma vissuto a Taranto”.
La ricerca si conclude lasciando aperti alcuni scenari ancora da indagare: “Naturalmente, come ogni indagine scientifica, il lavoro si presenta come un ‘contributo’ alla ricerca, suscettibile in sé di ulteriori approfondimenti. Nello specifico rimane aperta la questione se l’origine del nome Kalabría sia indigena, legata alla Messapia proto-storica, o balcanica, connessa all’Illiria, o di matrice egea, riconducibile all’ambito minoico-miceneo. Gli scenari possibili a oggi si equivalgono”.
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