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Mediterraneo bollente, choc termico in Sardegna

Le acque della Sardegna sono al centro di uno choc termico: a rivelarlo sono i dati emersi dal nuovo report Mare Caldo 2024 di Greenpeace Italia

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Mare in Sardegna

Le acque della Sardegna sono al centro di uno choc termico: a confermarlo sono i dati del report Mare Caldo 2024 di Greenpeace Italia che monitora gli effetti della mutazione del clima sulla biodiversità marina.

Mare della Sardegna in choc termico: cosa succede

Dal report è emerso come il corallo mediterraneo Cladocora caespitosa stia mostrando livelli di sbiancamento molto seri: in modo particolare l’isola dell’Asinara è stata interessata da 14 ondate di calore nel corso del 2024, un record nazionale.

A Capo Carbonara i valori registrati sono di un aumento della temperatura di 1,49 gradi centigradi, mentre a Tavolara-Punta Coda Cavallo qualcosa come 48 specie betoniche hanno uno stato ecologico moderato.

Come riportato da ‘Unione Sarda’, delle stazioni di monitoraggio presenti lungo le coste italiano, tre sono sparse dal Nord al Sud della Sardegna: nell’area marina protetta di Capo Carbonara, sull’isola dell’Asinara e a Tavolara-Punta Coda Cavallo. Queste aree sono tutelate da tempo e racchiudono al loro interno importanti specie marine che non sono immuni agli effetti del surriscaldamento globale.

Nella nuova edizione del report Mare Caldo 2024 di Greenpeace Italia si legge che “nell’AMP dell’isola dell’Asinara, in Sardegna, sono state registrate ben 14 ondate di calore nella temperatura superficiale del mare” e che l’AMP di Capo Carbonara ha mostrato “i valori più elevati di stato ecologico”.

La situazione in Italia

I dati relativi alla situazione del Mar Mediterraneo e in particolare legati alle coste italiane sono stati raccolti nel 2024 nell’ambito del progetto Mare Caldo di Greenpeace Italia, condotto grazie alla collaborazione con il DISTAV (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita) dell’Università di Genova e l’OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale).

Il progetto ha come obiettivo quello di monitorare gli impatti della crisi climatica sulla biodiversità marina delle comunità di scogliera. In Italia tutte le aree sono state interessate da numerose ondate di calore sia nella stagione estiva sia invernale, raggiungendo in più casi picchi massimi di oltre 2,5 gradi centigradi sopra la media climatologica.

In entrambe le AMP di Portofino e delle Cinque Terre in Liguria le ondate di calore sono state sei: durante il periodo estivo, alle Cinque Terre è stato registrato un valore massimo di 3,65 gradi centigradi per quella che è stata una delle ondate di calore più estreme osservate.

L’allarme per il Mar Mediterraneo

Chiara Campione, direttrice di Greenpeace Italia, ha lanciato l’allarme sull’innalzamento delle temperature che riguarda tutto il Mar Mediterraneo: “Il cambiamento climatico è la minaccia più urgente per il Mediterraneo – ha dichiarato Chiara Campione – le mappe di Copernicus mostrano ondate di calore record, fino a +5°C, un allarme che non possiamo ignorare”.

Lo stesso allarme è condiviso dalla Fondazione Marevivo che ha stimato come entro il 2100 l’innalzamento della temperatura della superficie dell’acqua dovrebbe essere dai 3,5 ai 4,5 gradi centigradi in più rispetto alle medie dei giorni nostri.

Il Mare Nostrum si trova in uno stato di sofferenza: un mare vittima di inquinamento intensivo, in modo particolare da plastica, che minaccia migliaia di specie ed è assediato dagli effetti di un clima tropicale in grado di snaturare la sua proverbiale mitezza meteorologica.