Nuovo sciopero delle orecchiette in Puglia: pastaie in rivolta
A Bari le storiche pastaie hanno sospeso la produzione di orecchiette dopo controlli e sanzioni, al centro della protesta tradizione e regole
Nel cuore del centro storico di Bari, dove ogni giorno si incontrano tradizione culinaria e turismo, qualcosa si è fermato: nei vicoli della città vecchia, le storiche pastaie hanno sospeso la produzione delle orecchiette pugliesi, interrompendo un rituale che da anni rappresenta un’icona del territorio. Uno sciopero che ha attirato l’attenzione di residenti, visitatori e istituzioni locali.
Multe per le orecchiette in Puglia: cosa è successo
Una scatola bianca, sistemata accanto a una spianatoia vuota, riportava una frase netta: “Chiuso perché il Comune non vuole più farci lavorare. Lutto orecchiette”. Un cartello che ha fatto rapidamente il giro del web e che ha segnato l’inizio di una protesta tanto simbolica quanto concreta.
Le motivazioni risiedono nelle sanzioni amministrative ricevute da alcune delle pastaie di Bari Vecchia. Secondo fonti ufficiali, la Polizia Locale e la Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura, hanno notificato nove verbali. Cinque di questi riguardano occupazioni di suolo pubblico non autorizzate, mentre gli altri quattro contestano la vendita irregolare di prodotti secchi, considerati diversi dalla pasta fresca artigianale.
I controlli si sono concentrati non tanto sui telai disposti fuori dalle abitazioni per l’essiccazione, quanto sui banchi destinati alla vendita diretta. In un’indagine precedente, erano già stati sequestrati pacchi di pasta confezionata, ritenuta di origine industriale: circostanza che ha sollevato ulteriori interrogativi sull’attività svolta da alcune produttrici.
La reazione è stata immediata: per una giornata intera le pastaie hanno incrociato i mattarelli, interrompendo ogni attività. I turisti presenti nel centro storico hanno trovato le strade insolitamente silenziose, prive del consueto via vai di donne intente a preparare la pasta sotto gli occhi dei passanti.
Perché le pastaie di Bari sono in sciopero
La vicenda, ancora in evoluzione, solleva una questione ampia: come bilanciare la tutela delle pratiche culturali con la necessità di applicare le normative in materia di sicurezza e commercio? La risposta, per ora, resta sospesa.
Lo sciopero delle pastaie ha voluto lanciare un messaggio all’amministrazione cittadina, ritenuta dalle dirette interessate responsabile delle difficoltà incontrate. Come riportato da ‘Rai News’, una delle pastaie ha affermato: “Il Comune non vuole farci lavorare e così affossa la tradizione”.
Al centro delle critiche anche il corso Haccp reso obbligatorio per chi lavora nella produzione alimentare, incluso chi opera in modo artigianale. “Ci hanno fatto fare il corso Haccp che non ci serve” ha spiegato una delle donne coinvolte, sottolineando l’apparente disconnessione tra burocrazia e pratiche tradizionali.
Le interlocuzioni con le istituzioni, secondo quanto riferito, sarebbero state difficili. “Nessuno risponde al cellulare: né il sindaco, né l’assessore”, ha aggiunto la stessa pastaia, evidenziando un clima di incertezza che ha spinto le lavoratrici a chiedere chiarezza.
Le multe da cinquemila euro sono state definite sproporzionate. “Vogliamo regolarizzare tutto, ma abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa e come fare”, prosegue ancora la pastaia.
Il desiderio espresso dalle pastaie è quello di continuare il proprio lavoro nella produzione delle orecchiette pugliesi, nel rispetto della tradizione, ma con regole chiare e sostenibili. Anche i turisti sono stati coinvolti indirettamente nella vicenda. “Oggi c’è così tanta gente che ci dispiace anche per loro”, ha concluso.
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