A Selinunte spunta un nuovo tesoro: una testa di leone in marmo
Una nuova eccezionale scoperta è avvenuta al Parco archeologico di Selinunte, dove è stata ritrovata una grande testa di leone realizzata in marmo
Una nuova sensazionale scoperta è stata realizzata a Selinunte duranti gli scavi condotti dall’Università di Bochum. Qui gli esperti hanno trovato una speciale decorazione la cui posizione si pensa originariamente fosse il tetto di un tempio. Questo ritrovamento potrebbe aiutare a fare nuove scoperte riguardo l’antica Selinunte, una della più famose colonie greche.
La nuova importante scoperta avvenuta a Selinunte
Selinunte è una cittadina in provincia di Trapani che ospita l’omonimo Parco archeologico esteso per circa 270 ettari e per questo considerato il più grande in Europa. Nello specifico i ruderi dell’antica città si trovano nel territorio del comune di Castelvetrano, non lontano dalla foce del Belice. Questo è considerato uno dei più importanti siti antichi del Mediterraneo che sorge lungo la cosiddetta “Costa del Mito”.
Qui è possibile ammirare resti storici e archeologici di grande importanza dato che il Parco si caratterizza proprio per la presenza di un gran numero di templi dall’architettura dorica. Gli scavi e le ricerche all’interno del Parco sono tutt’ora in atto perché c’è ancora molto da scoprire riguardo l’antica città di Selinunte.
Questo è dimostrato anche da uno degli ultimi ritrovamenti effettuati durante delle ricerche condotte dall’Università tedesca di Bochum. Il team di archeologi ha rinvenuto, infatti, un’importante testimonianza: una testa di leone che molto probabilmente adornava la parte superiore di un tetto. Più nello specifico il nuovo ritrovamento sarebbe una testa di leone in marmo alta circa 62 cm che pesa oltre 250 chili. Nota anche come sima, questa si trovava solitamente nella parte alta dei tetti e la sua funzione non era solo decorativa ma data la presenza di un foro nella bocca dell’animale si sa che questa fungeva anche da scolo per l’acqua piovana.
La testa marmorea è solo l’ultima di una serie di scoperte avvenute in questi mesi del 2023 a Selinunte. Nel mese di luglio, infatti, erano già venuti alla luce i resti dell’antico porto mentre nel 2022 erano emersi una sirena in avorio e il calco di un misterioso scettro.
Le prime ipotesi degli archeologi
Come accennato, ad effettuare il ritrovamento questa volta è stato un team di archeologi dell’Università tedesca di Bochum, diretti da Jon Albers, che collaborano in una ricerca con l’Istituto germanico di Roma. Il loro progetto principale attualmente è quello di approfondire il traffico navale del porto orientale.
Jon Albers avrebbe dichiarato che ci sono attualmente diverse ipotesi sul tavolo riguardo questa testa. Spiega Albers all’AGI (Agenzia Italia): “Forse apparteneva al Tempio E oppure a un tempio che ancora non conosciamo”.
Potrebbe quindi esserci una costruzione (forse un tempio) ancora ignota e nascosta sotto la collina del grande Parco Archeologico. Questa nuova testa di leone rinvenuta, inoltre, è stata realizzata in marmo, un materiale molto prezioso il quale al tempo che veniva solitamente importato dalle isole greche. Nei prossimi mesi la sima verrà sottoposta a diversi lavori di manutenzione e restauro che saranno svolti da esperti italiani e tedeschi.
Le dichiarazioni delle istituzioni
Il direttore del Parco di Selinunte, Felice Crescente, ha espresso molta soddisfazione per questo nuovo ritrovamento. Inoltre, ha comunicato la sua sorpresa per il materiale con il quale è stata costruita la testa: il marmo. Questo era considerato molto prezioso e utilizzato in genere solo per edifici importanti.
A La Repubblica Crescente ha spiegato: “Un materiale pregiato all’epoca, una pietra preziosa nell’antichità che veniva usata per decorazioni eccezionali come nel Partenone. In Sicilia e nell’area della Magna Grecia si usava la pietra dura calcarea che, per imitare il marmo, veniva rivestita di uno stucco con cui si abbellivano le colonne poi rifinite da malte colorate. Il fatto che una testa leonina sia stata rivenuta a Selinunte apre diversi scenari archeologici: forse apparteneva al tempio E per una sua nuova decorazione o forse era di un altro grandioso tempio”.
Con molta probabilità la sima è stata scolpita nell’isola greca di Paros e poi è stata terminata a Selinunte. Riguardo a questo, La Repubblica ha riportato anche riguardo la spiegazione di Crescente: “La sima venne scolpita probabilmente a Paros o Naxos, dunque proviene dall’Ellade e poi, una volta giunta qui, rifinita in loco come d’uso”.
Al direttore del Parco ha fatto eco l’assessore ai Beni Culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato che all’Ansa ha dichiarato: “Questa è una scoperta straordinaria, se si pensa che sono soltanto nove i templi del V secolo con una sima in marmo greco in tutta l’Italia meridionale e in Sicilia e lascia presupporre che Selinunte abbia ancora tanto da raccontarci.”
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