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Scoperta inattesa a Selinunte: spunta un misterioso scettro

Nuove sorprendenti scoperte sono state realizzate a Selinunte, antica città situata sulla costa sud-occidentale della Sicilia, in provincia di Trapani

Nuove sorprendenti scoperte a Selinunte, nella provincia di Trapani, in Sicilia: l’ultima campagna di scavi guidata da Clemente Marconi nel parco archeologico siciliano, alla quale hanno collaborato l’Institute of Fine Arts della New York University e l’Università degli Studi di Milano con la squadra dell’Istituto Archeologico Germanico, ha portato alla scoperta di una sirena in avorio e del calco di un misterioso scettro. E di molto altro.

Le dichiarazioni di Clemente Marconi

Il direttore degli scavi Clemente Marconi ha commentato i risultati all’agenzia ‘ANSA’, che ha pubblicato in anteprima i dettagli della nuova scoperta realizzata a Selinunte: “Sono risultati della massima importanza per la conoscenza di Selinunte in età arcaica e classica. I risultati sono andati molto oltre le aspettative”.

I dettagli delle nuove scoperte a Selinunte

Le recenti inattese scoperte accendono una nuova luce sull’antica storia di Selinunte, proprio mentre nel parco siciliano (il più grande d’Europa con i suoi 270 ettari tra natura e maestose rovine sul mare) un intervento sulla vegetazione ha appena fatto riemergere i confini dell’agorà, le sue dimensioni enormi e la forma che ricorda un trapezio con al centro, unico monumento, una tomba (forse proprio quella del fondatore).

L’idea di partenza era tentare di datare l’epoca di costruzione di due dei templi più recenti dell’acropoli, chiamati A e O e a lungo ritenuti gemelli. Gli scavi hanno invece dimostrato che A è stato costruito prima di O e che la costruzione di O è stata con ogni probabilità interrotta a causa di uno smottamento del terreno. La scoperta più rilevante però, riguarda la faglia d’acqua sotto le fondazioni del tempio A, particolare che confermerebbe l’ipotesi che i primi coloni greci si siano insediati in questa porzione meridionale dell’Acropoli. In sostanza, è lì che sarebbe nata l’antica Selinus.

Attorno al tempio R, invece, gli archeologi hanno identificato le mura di un recinto rituale che risale al 610 a C.. Dentro al tempio R, è stata rinvenuta la parte mancante di una matrice in pietra (la prima era stata trovata 10 anni fa in un punto lì vicino) servita per la fusione di un oggetto in bronzo (sembra uno scettro) ritenuto molto prezioso, tanto da non dover essere replicato (subito dopo la fusione le matrici sarebbero state seppellite in due luoghi diversi).

Le scoperte non si fermano qua: altri due oggetti, nei prossimi giorni, saranno esposti nell’antiquarium del Parco. Si tratta di un amuleto in forma di falco, immagine del dio del cielo Horo realizzata in blu egizio, proveniente dall’Egitto della fine del VII sec. a C, e di una statua in miniatura che raffigura una sirena in avorio, ritrovata in frammenti nel 2017 e ricostruita in questi mesi in laboratorio. Secondo Clemente Marconi, questa piccola meraviglia, quasi certamente importata dalla Grecia, “racconta la ricchezza raggiunta dalla città nel VI secolo a.C”. Solo due secoli più tardi, la città di Selinunte verrà poi messa a ferro e fuoco dai soldati di Annibale. Ora, però, questo angolo di Sicilia è tornato a risplendere e a stupire con le sue nuove scoperte.