Prato, i suoi tessuti e i gioielli dell'archeologia industriale
Un weekend in Toscana per andare alla scoperta di vecchi opifici e musei, per immergersi nella Prato della lavorazione dei tessuti e dei filati
La città di Prato, una delle più grandi e ricche della Toscana, è da sempre scrigno di preziose opere d’arte, di architetture affascinanti e di una storia che affonda le radici nei secoli passati. Gran parte di questa storia basa le sue fondamenta su una fiorente economia che, già a partire dall’epoca medievale, ha avuto un ruolo di spicco nel permettere a Prato di diventare un’importante città. In particolare, è la sua produzione tessile ad averla resa celebre in tutto il mondo.
La posizione del centro abitato, che sorge nel cuore della valle del fiume Bisenzio ed è quindi ben raggiunta dalle sue acque, ha permesso a Prato di dare vita ad una florida attività tessile che si è concentrata, nei secoli successivi, soprattutto sulla lavorazione della lana. La crescita artistica e culturale della città è sempre andata di pari passo con la sua economia tessile, segno di quanto ciò fosse importante. La produzione di tessuti e filati ha avuto un grande rilievo già nel periodo medievale, ma è nell’800 che ha vissuto il suo periodo più fiorente.
La Rivoluzione industriale ha permesso uno sviluppo ancora più intenso dell’attività tessile, che ha poi superato indenne anche le due Grandi Guerre ed è arrivata intatta sino ad oggi. Prato è ancora uno dei distretti industriali più importanti del settore, anche a livello europeo. E sul suo territorio ci sono tantissime testimonianze di come la lavorazione dei tessuti abbia seguito un lungo percorso per arrivare ai giorni nostri. Tra vecchi opifici e splendidi musei, ecco un itinerario di due giorni per scoprire la longeva storia tessile di Prato.
Giorno 1
Il tour nella Prato della lavorazione dei tessuti non può che avere come tappa principale quello che è uno dei capolavori dell’archeologia industriale della città. Con questo termine si intende l’imponente opera di riqualificazione urbana che ha permesso di far rivivere alcune vecchie fabbriche dismesse, valorizzandole nuovamente e, in alcune occasioni, trasformandole completamente.
Un esempio suggestivo è quello fornito dall’ex cimatoria Campolmi (nella foto in basso), una delle strutture più antiche della zona: è qui che, a partire dall’800, venivano lavorati i tessuti grezzi sino ad ottenerne di completamente rifiniti. Situata nel cuore del centro storico, vanta la ciminiera più alta di Prato, la quale si può ammirare quasi da ogni angolo della città. Da diversi anni la fabbrica è stata ristrutturata, e oggi ospita in un’ala la Biblioteca Lazzerini.
Ma non solo: all’interno delle mura di questo vecchio opificio ha sede anche il Museo del Tessuto. Si tratta di un’enorme collezione di tessuti, con vere rarità provenienti da ogni angolo del mondo (come alcuni frammenti di tele dell’età precolombiana). Il fascino del museo sta anche nel suo interessante e coinvolgente percorso che conduce alla scoperta di tutti i dettagli dell’industria tessile.
È possibile partecipare in maniera attiva ad ogni fase del processo, sino ad avere esperienza tattile dei vari tessuti ricavati al termine di questa lunga serie di lavorazioni. Le sale museali, inoltre, ospitano periodicamente splendide mostre temporanee dedicate al tessuto in tutte le sue forme.
È a poca distanza dall’ex cimatoria Campolmi che potrete trovare un altro vecchio opificio tornato a nuova vita in tempi recenti. Stiamo parlando dell’ex lanificio Lucchesi, fondato a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. L’azienda, ancora oggi in fiorente attività, si è specializzata subito nella produzione di tessuti di alta qualità. Ma la sede situata nel centro storico di Prato, a due passi da dove un tempo stava l’ospedale della città, è stata chiusa molti anni fa. Rimasta a lungo in rovina, ha ripreso a splendere come spazio creativo: ampie sale accolgono mostre suggestive e un vasto archivio di tessuti utilizzato anche a scopo d’ispirazione da dipendenti e stilisti.
Da non perdere:
- l’ex cimatoria Campolmi;
- il Museo del Tessuto;
- l’ex lanificio Lucchesi
Giorno 2
Per la seconda giornata di questo interessante tour alla scoperta dei lunghi trascorsi tessili di Prato, dovrete allontanarvi un po’ dal centro storico. La prima tappa è il lanificio Figli di Michelangelo Calamai (nella foto in basso), anch’esso rientrante a pieno titolo tra i gioielli di archeologia industriale di cui la città va così fiera.
All’esterno, la struttura appare come un vero e proprio monumento: il suo ingresso dal sapore classico colpisce a prima vista, così come il maestoso cancello in ferro battuto incastonato in un grande arco. Un tempo, proprio la facciata principale ospitava gli uffici e alcune abitazioni. Varcata la soglia, il panorama cambia completamente. Qui ci sono vecchi capannoni in cemento, alcuni dei quali ancora utilizzati come magazzini o laboratori. Sui muri del lanificio potrete ammirare un ampio murales realizzato da Dem, famoso street artist lombardo.
A pochi isolati di distanza, potrete visitare il Teatro Fabbricone. La struttura che lo ospita è stato il complesso industriale più antico di Prato, fondato addirittura nel 1888. Il suo aspetto è piuttosto bizzarro: l’edificio è infatti circondato da un alto muro e da viali alberati che lo fanno somigliare ad una piccola città fortificata.
Rimasto chiuso per lungo tempo, l’opificio è tornato a rivivere verso la metà degli anni ’70 per merito di Luca Ronconi. Il regista ha scelto infatti proprio questa come location per allestire uno spettacolo teatrale. L’ambientazione decisamente alternativa a quella del teatro classico ha riscosso grande successo, così il Fabbricone è diventato il secondo teatro pratese, ancora oggi sede di numerosi allestimenti molto apprezzati dal pubblico.
L’ultima tappa dell’itinerario tra le bellezze industriali di Prato vi condurrà ai margini della città, al cospetto del Cavalciotto di Santa Lucia. Si tratta di una pescaia dell’XI secolo, da sempre parte fondamentale del sistema idrico pratese. Nato per bonificare la pianura paludosa che qui si trovava un tempo, è diventato di grandissima importanza per lo sviluppo della lavorazione tessile. Oltre ad offrire un bellissimo scenario naturale, il Cavalciotto rappresenta il cuore dell’industria dei tessuti della città, il luogo in cui tutto ha inizio. E non potrebbe esserci destinazione migliore per racchiudere questo splendido tour in Toscana.
Da non perdere:
- il lanificio Figli di Michelangelo Calamai;
- il Teatro Fabbricone;
- il Cavalciotto di Santa Lucia.
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