Siti importanti di archeologia industriale in Italia
L'archeologia industriale offre davvero tante occasioni per una gita interessante e fuori dai consueti schemi: tra ex fabbriche e gli innumerevoli luoghi ormai in disuso
Ci sono tanti luoghi e siti importanti per l’archeologia industriale in Italia: questo settore dell’archeologia si è specializzato nello studio delle testimonianze che attestano il processo con cui si è svolta l’industrializzazione.
Dato che si parla di tracce sia materiali che immateriali, questi siti sono estremamente diversi tra loro comprendendo sia le strutture vere e proprie – come le fabbriche abbandonate – sia le raccolte di impianti, macchinari vari e le raccolte di fotografie e prodotti.
Uno dei siti più rinomati si trova in Sardegna nella regione del Sulcis, che si estende per lo più in provincia di Cagliari e in quella di Carbonia–Iglesias, nota per le sue miniere di carbone. Per riconoscere e valorizzare il patrimonio geologico e minerario non solo di quest’area ma anche di tutta l’isola è stato creato nel 1998 il Parco geominerario storico e ambientale.
Si tratta del primo esempio al mondo di parchi di questo genere, dove all’attenzione per la storia e l’ambiente locale si unisce quella per le ricchezze del sottosuolo. Il suo obiettivo è tutelare, valorizzare e salvaguardare l’immenso patrimonio minerario della Sardegna ma anche le sue testimonianze storiche e archeologiche e le sue bellezze naturali e ambientali.
Il territorio coperto del parco è diviso in zone: vi è quella del Sulcis-Iglesiente-Guspinese, quella del Monte Anci, quella dell’Argentiera-Nurra e quella di Gallura. Inoltre sono rappresentate Orani, Guzzurra-Sos Enattos, Funtana Raminosa e Sarrabus-Gerrei.
Sempre in Sardegna troviamo il vecchio centro minerario dell’Argentiera: si trova fuori dal borgo di Palmadula, in vista del mare presso la spiaggia di Porto Palmas. Sorge a circa 40 chilometri di distanza da Sassari e per raggiungerlo bisogna prendere la strada per Alghero.
Il nucleo principale e più caratteristico di tutti gli impianti minerari presenti è costituito da un blocco unitario di edifici in legno e muratura in cui era ospitata la laveria meccanica. Sono stati costruiti nell’Ottocento e rappresentano un reperto molto importante dell’archeologia industriale italiana.
Il complesso minerario sorge sul fondo della valletta e domina una spiaggia ghiaiosa circondata da rupi; si tratta di un luogo suggestivo che merita una visita sia per la bellezza del paesaggio e dell’ambiente che per l’importanza delle strutture architettoniche.
La miniera dell’Argentiera infatti era uno dei giacimenti di piombo e zinco della Regione, sfruttata fin dal tempo dei Romani, finché l’esaurimento del filone non ne ha fatto cessare l’attività.
Lo sfruttamento del giacimento è stato reso possibile prima scavando gallerie lungo il fianco della montagna e successivamente costruendo il pozzo principale di estrazione. Quest’ultimo, con un diametro di 3,60 metri, fu chiamato Pozzo Podestà perché all’epoca il presidente del Consiglio di Amministrazione della società proprietaria delle miniere era il barone Andrea Podestà.
Prato ha ospitato fin dal 1884 aree industriali anche di proprietà straniera. Ne è un esempio il Fabbricone della società Koessler & Mayer. Nonostante la diffusa riqualificazione delle aree, la città toscana ospita ancor oggi un notevole distretto industriale tessile e alcuni dei musei più importanti della città sono dedicati all’archeologia industriale.
Il Museo del Tessuto tra l’altro è stato spostato nel 2003 dalla sede del Palazzo Comunale negli spazi restaurati della ex fabbrica Campolmi, un opificio tessile ottocentesco costruito all’interno della cerchia muraria del Trecento. Si trova in via Santa Chiara, ha tre piani ed è stato ampliato nel corso del Novecento finché non ha chiuso l’attività nel 1990.
Acquistato quindi dall’Amministrazione Comunale per farne un polo culturale; un’altra parte del complesso ospita dal 2007 la Biblioteca Comunale. Il museo è diviso in due sezioni, quella storica e quella contemporanea: nella prima sono esposte a rotazione le collezioni tessili possedute, con un’area dedicata a Prato come città tessile.
La seconda sezione espone tessuti considerati un’assoluta novità per caratteristiche tecniche, decorative o tecnologiche.
Per esempio Follonica è stata la sede della regia amministrazione delle fonderie e delle miniere del Granducato di Toscana dal 1836. Grazie al potenziamento degli stabilimenti si sviluppò un centro abitato accanto alla cittadella produttiva e Follonica divenne il più importante polo siderurgico toscano.
Nella fonderia di ghisa ex Ilva sono ospitati la Biblioteca Comunale e il Museo del Ferro e della Ghisa, che ripercorre la storia della lavorazione del ferro fino ai giorni nostri. Una sezione è dedicata alla società Ilva con l’esposizione di impianti e macchinari.
L’area di Grosseto infatti è specializzata da secoli nell’estrazione e nella lavorazione del ferro: nelle Colline Metallifere si trovano alcuni dei siti più importanti per l’archeologia industriale in Italia.
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