Mistero a Piacenza: i marmi dei Cavalli del Mochi cambiano colore
I marmi dei basamenti dei Cavalli del Mochi, a Piacenza, stanno cambiando colore: all’Opificio delle pietre dure il compito di risolvere il mistero
I marmi dei Cavalli del Mochi stanno cambiando colore: gli imponenti basamenti in marmo che sorreggono le due statue equestri di Alessandro e Ranuccio Farnese, i capolavori del Seicento che adornano la piazza centrale di Piacenza, stanno virando verso un anomalo colore verdognolo. Sarà l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze a indagare sul mistero, e scoprire cosa stia succedendo ai preziosi marmi dei Cavalli del Mochi.
Piacenza, i marmi dei Cavalli del Mochi cambiano colore
I Cavalli del Mochi sono il monumento simbolo di Piacenza: realizzati tra il 1612 e il 1625 dallo scultore toscano Francesco Mochi da Montevarchi su commissione di Ranuccio I Farnese, signore di Parma e Piacenza, le due imponenti statue equestri dovevano omaggiare la grandezza dei Farnese. Le statue in bronzo che dominano la piazza centrale della città, dall’alto di imponenti basamenti in marmo decorato, rappresentano proprio Ranuccio I e il defunto padre, Alessandro Farnese.
A quel tempo la capitale del ducato era appena stata trasferita da Parma a Piacenza, ma i Farnese non godevano di una grande popolarità; Ranuccio I, erede di fasti che sembravano ormai perduti, decise allora di convocare in città il grande scultore Francesco Mochi per realizzare il capolavoro che avrebbe riportato in alto il nome del ducato e riconquistato il favore della popolazione.
Così, in quella piazza che un tempo era nota come Piazza Grande e che oggi è dedicata alle statue equestri anche nel nome, diventato Piazza Cavalli, trovarono posto due imponenti statue equestri, considerate un capolavoro di cesellatura bronzea e di composizione tardo rinascimentale.
I Cavalli del Mochi sono al loro posto, immutabili, da qualche secolo. Simbolo della città e della centralissima piazza del Comune, hanno visto cambiare negli anni i volti, i nomi e le soluzioni urbanistiche di Piacenza. Da qualche tempo, però, anche i Cavalli del Mochi stanno cambiando: i basamenti in marmo che sorreggono le grandi statue in bronzo, da sempre bianchi a differenza di quelli coloratissimi da poco scoperti sulla facciata di Santa Maria del Fiore, stanno virando sempre di più verso un’anomala colorazione verdognola.
L’Opificio delle pietre dure al lavoro sul mistero
I basamenti in marmo che stanno cambiando colore non sono semplici piedistalli: si tratta di zoccoli riccamente decorati, con bassorilievi sui lati, decorazioni, stemmi e ben 16 putti bronzei a guardia dei cavalieri.
Il colore bianco del prezioso marmo che sorregge i Farnese a cavallo, però, sta gradualmente lasciando il posto a una strana colorazione tra il verde e le tonalità dell’acqua marina, e il fenomeno sembra peggiorare di giorno in giorno.
Il marmo, questo è noto, può cambiare colore nel corso degli anni, e soffre particolarmente l’esposizione prolungata al freddo. Quanto sta avvenendo alla candida pietra del Taj Mahal rappresenta in tal senso uno dei casi più allarmanti: attaccato da agenti atmosferici e insetti, il patrimonio UNESCO di Agra, in India, sembra deviare inesorabilmente verso una nuance giallognola. Ma i marmi di Piacenza virano sul verde e sull’azzurro, una circostanza non proprio comune per il marmo.
Per tentare di capire cosa stia trasformando il colore dei marmi dei Cavalli del Mochi è stato coinvolto l’Opificio delle pietre dure di Firenze: all’istituto, tra i più importanti a livello internazionale in materia di restauro e manutenzione di opere d’arte, è affidato il compito di scoprire cosa stia succedendo ai piedi dei Cavalli del Mochi.
Grazie a strumenti diagnostici di ultima generazione come spettrofotometri a raggi X, cromatografi e microscopi ottici, gli esperti ricercatori dell’Opificio di Firenze – che sono anche al lavoro sul restauro dei 24 bronzi di San Casciano – potrebbero presto risolvere il mistero delle statue del Mochi, simbolo della piazza e della città.
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