Scoperta a sorpresa: il Duomo di Firenze era a colori
Sorpresa a Firenze: i lavori di restauro della Porta Cornacchini hanno rivelato per la prima volta i colori della facciata di Santa Maria del Fiore
Il Duomo di Firenze era a colori: il restauro della Porta dei Cornacchini, terminato da pochi giorni, ha rivelato estese tracce di colore sulle sculture che sovrastano la porta trecentesca della Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Ciò dimostra che il gruppo scultoreo della Madonna col Bambino e angeli adoranti, realizzato tra il 1359 e il 1360, era in origine policromo, come probabilmente erano colorate anche altre decorazioni della facciata – dettagli che erano nascosti tra i marmi bianchi del Duomo e che oggi iniziano a tornare alla luce.
Santa Maria del Fiore, un Duomo a colori
Il restauro della Porta dei Cornacchini ha rivelato i vividi colori presenti sulla facciata del Duomo di Firenze: rimuovendo i depositi di sporco accumulatisi negli anni, i restauratori hanno scoperto estese tracce di colore sul gruppo scultoreo in marmo della Madonna col Bambino e Angeli adoranti, che sovrasta la Porta.
Il Duomo di Firenze non nascondeva soltanto uno “zoo segreto” sulla Cupola del Brunelleschi. Le operazioni di restauro hanno riportato alla luce un punto di nero nella pupilla della Vergine e il colore azzurro dell’interno del suo manto, l’ocra nelle ali degli angeli, tracce di rosso sui capelli e una preziosa decorazione damascata sulla veste del Bambino: è la prima volta che vengono trovate tracce così estese di colore sulla facciata del Duomo di Firenze.
Prima, spiega l’Opera di Santa Maria del Fiore, erano stati individuati soltanto minuscoli segni di doratura e di colore azzurro su altre sculture della Cattedrale, tra i gioielli imperdibili del centro storico di Firenze. La presenza di tali tracce di colore indica “una ricchezza cromatica che con ogni probabilità era estesa alle a tutte le decorazioni delle pareti”, spiega l’istituzione fiorentina che ha commissionato e diretto i lavori, iniziati nel settembre 2021.
La scoperta lascia immaginare una facciata molto più vivida di quella a cui siamo abituati, con una ricchezza di forme e colori che, “sommata al rosso del cotto della pavimentazione stradale originale, doveva creare un effetto di una vivacità stupefacente”.
La sorpresa durante il restauro della Porta dei Cornacchini
Il restauro della Porta dei Cornacchini e del rivestimento marmoreo del lato nord del Duomo di Firenze, per un totale di mille metri quadrati, è stato commissionato e diretto dall’Opera di Santa Maria del Fiore con il contributo della Fondazione CR Firenze. L’intervento appena concluso si è svolto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, e si è limitato ad eliminare lo strato di depositi superficiali lasciati sulla facciata da un restauro precedente, risalente agli anni Cinquanta.
Non è invece stato toccato lo strato bruno individuato al di sotto del prodotto al fluorosilicato steso negli anni Cinquanta, che probabilmente aveva già in origine una funzione protettiva: proprio quello strato compatto di ossalato, inscurito dal tempo, a diretto contatto con i preziosi marmi di Santa Maria del Fiore, ha permesso di preservare la scultura in buone condizioni fino a oggi.
Il gruppo scultoreo della Madonna col Bambino e angeli adoranti fu realizzato tra il 1359 e il 1360: la Porta dei Cornacchini o Porta di Balla, che prende il nome da un’antica porta delle mura altomedievali della città, esisteva infatti già prima del completamento dei lavori di costruzione di Santa Maria del Fiore, terminati soltanto nel 1436.
“L’emozionante scoperta di policromia sulle figure della Porta dei Cornacchini della Cattedrale di Firenze” spiega ad ANSA Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo “ci ricorda che la Firenze della fine del Trecento-inizi del Quattrocento era una città molto colorata. La cattedrale aveva anche statue dipinte con dorature sulle ali degli angeli e sulle vesti, quindi una festa, una festa che abbiamo dimenticato e che ora iniziamo a riscoprire”.
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