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Chi sarebbe chiamato a combattere se l'Italia entrasse in guerra

Chi verrebbe chiamato alle armi qualora l'Italia dovesse entrare in guerra: ecco quali sono gli scenari ipotizzabili e che cosa dice la legge

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Esercito Italia

L’aggravarsi del conflitto tra Israele e Iran ha contribuito a rendere ancora più instabile il quadro geopolitico internazionale già messo a dura prova dalla guerra tra Russia e Ucraina.

Le notizie che arrivano dal Medio Oriente hanno fatto salire l’allerta a livello globale: sono in molti a temere un’escalation che porterebbe al coinvolgimento di altri Paesi. E tanti si chiedono cosa succederebbe in caso di entrata in guerra dell’Italia.

Chi sarebbe chiamato alle armi se l’Italia entrasse in guerra

Tenendo bene a mente che al momento, nonostante i conflitti tra Russia e Ucraina e tra Israele e Iran abbiano raggiunto punti critici ma non ancora tali da immaginare il coinvolgimento di altri Paesi come l’Italia, il rischio che possa succedere in futuro non è da escludere a priori. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha più volte parlato della necessità di potenziare il settore militare italiano.

Qualora l’Italia dovesse mai entrare in guerra, i primi a essere chiamati alle armi sarebbero gli appartenenti alle Forze Armate Ufficiali, e dunque Esercito, Marina Militare, Aeronautica Militare, Carabinieri, e Guardia di Finanza. Sarebbero escluse, invece, le Forze di Polizia a ordinamento civile come i Vigili del Fuoco, la Polizia locale e la Polizia penitenziaria.

In seconda battuta toccherebbe ai riservisti, gli ex militari che hanno raggiunto il proprio termine di servizio da meno di cinque anni. Generalmente la riserva militare è un’organizzazione composta da cittadini di uno Stato che prestano servizio in determinati casi all’interno delle Forze Armate, conciliando un ruolo o carriera militare con un’occupazione lavorativa civile.

Quando vengono chiamati i civili

Il discorso cambia per i civili: la loro chiamata alle armi arriverebbe solo in caso di una guerra che vede il coinvolgimento diretto dell’Italia con una minaccia esistenziale del nostro Paese – cosa che non si verifica più dalla Seconda Guerra Mondiale – ed esclusivamente se il personale militare fosse insufficiente alle esigenze.

Nel caso di chiamata alle armi dei civili, sarebbero coinvolti i cittadini maschi in una fascia d’età compresa tra i 18 e i 45 anni dichiarati idonei alle visite mediche sulla base delle liste di leva.

Gli scenari possibili al termine delle visite di idoneità sono tre: idoneo, rivedibile e non idoneo. Gli idonei, ovviamente, possono essere arruolati, mentre i rivedibili sono considerati non idonei al momento della visita ma possono essere sottoposti a ulteriori visite mediche ed eventualmente riformati. I non idonei non possono essere arruolati. Escluse dalle liste di leva anche le donne in gravidanza.

Rifiuto chiamata alle armi: cosa dice la legge

La chiamata alle armi non può essere rifiutata per legge. L’articolo 52 della Costituzione recita: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici”.

Evitare l’eventuale chiamata alle armi sarebbe possibile solo in caso di gravi motivi di salute che impediscano la partecipazione attiva alle operazioni militari e come detto durante lo stato di gravidanza riguardando le donne. Si ribadisce che la chiamata alle armi per i civili avverrebbe in caso di grave pericolo per l’Italia e solo qualora non dovessero essere sufficienti gli appartenenti alle Forze Armate.