Il mistero delle carpe impazzite a Imbersago
Imbersago, un misterioso fenomeno preoccupa i pescatori: da qualche tempo le carpe del fiume Adda si comportano in maniera inspiegabile
Le carpe sembrano essere impazzite: il misterioso fenomeno si sta verificando, ormai da alcune settimane, nel tratto del fiume Adda che scorre tra Brivio e Imbersago, nella provincia di Lecco.
I pesci hanno preso ad ammassarsi a centinaia nei pressi delle sponde del fiume, dove i fondali sono meno profondi, e basta un minimo rumore per vederli dimenarsi all’unisono, quasi a far ribollire l’acqua. I pescatori del posto assicurano di non aver mai visto niente del genere: l’insolito comportamento delle carpe dell’Adda è ancora senza spiegazioni.
Imbersago: il mistero delle carpe impazzite
Le carpe, generalmente, preferiscono nuotare in profondità: i pescatori esperti lo sanno bene, ed è per questo che il bizzarro comportamento delle carpe dell’Adda ha subito destato curiosità e preoccupazione.
Da alcune settimane, raccontano i pescatori del posto, i pesci si raggruppano a centinaia in grandi banchi, muovendosi all’unisono. Si ammassano così vicino alle sponde del fiume, dove l’acqua è più bassa, assumendo le sembianze di una larga chiazza scura quasi immobile sotto la superficie dell’acqua.
Non appena avvertono un rumore o un movimento, le carpe ammassate iniziano a dibattersi come impazzite: basta un’ombra per farle agitare, tutte insieme. I pescatori della zona affermano di non aver mai visto nulla del genere nelle acque dell’Adda: “È la prima volta che ci capita”, spiega a ‘Il Giorno’ Stefano Simonetti, presidente della Fipsas di Lecco, “siamo preoccupati per quanto sta succedendo”.
Nel tentativo di risolvere il preoccupante mistero delle carpe impazzite di Imbersago, gli agenti della Polizia provinciale hanno prelevato alcuni esemplari e li hanno consegnati all’Istituto sperimentale zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna “Bruno Ubertini” di Brescia per farli analizzare. Le indagini hanno escluso la presenza di parassiti, virus, batteri o eventuali malformazioni: le carpe sono perfettamente sane.
E non si tratta neanche di alghe aliene o infestazioni d’altro tipo: le analisi dei campioni d’acqua, effettutate dall’Arpa, non hanno riscontrato tracce di contaminazione, né di sostanze che possano spiegare il fenomeno. “Gli accertamenti e le analisi sono ancora in corso”, spiega Simonetti, “al momento tuttavia escludiamo che un simile comportamento sia provocato da inquinamento o infestazioni”.
L’ipotesi dei pescatori: “Colpa dei cormorani”
Non si capisce cosa spinga le carpe dell’Adda a questo bizzarro comportamento. Secondo il presidente della Fipsas lecchese, la colpa potrebbe essere dei cormorani, molto numerosi in questa zona.
Questi uccelli acquatici, voraci e abilissimi predatori, stanno decimando le popolazioni ittiche in diversi laghi italiani: il preoccupante fenomeno ha dimensioni considerevoli nel bacino del Lario, tanto che è stato istituito un apposito piano di contenimento della specie, ritenuta ormai fuori controllo.
Nel corso dell’ultimo anno gli agenti della Polizia Provinciale di Lecco e le guardie venatorie hanno abbattuto oltre 300 esemplari di cormorano – 142 nell’ultima campagna di fine gennaio. Gli sforzi per contenere la voracità delle numerose colonie di Phalacrocorax carbo potrebbero però non essere sufficienti per garantire la serena sussistenza delle carpe che popolano il bacino.
L’ipotesi è che le carpe si comportino così per difendersi. Come spiega il responsabile locale della Federazione italiana di pesca sportiva e attività subacquea, “le carpe per difendersi e cercare di evitare di essere predate, si ammassano tutte assieme vicino a riva, dove sono più riparate dagli alberi che crescono sulle sponde”. Quando avvertono un suono o un movimento, le facili prede dei cormorani si spaventano e si agitano, “dove però l’acqua è bassa, così che la agitano come se ribollisse”.
E adesso, oltre che dei cormorani e delle specie aliene che hanno invaso laghi e fiumi italiani, le carpe di Imbersago – ammassate in larghi banchi a pelo d’acqua vicino alla sponda del fiume – sono diventate anche facili prede dei pescatori di frodo.
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