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Le specie aliene che minacciano l'ecosistema italiano

Sono circa 3000 le specie aliene presenti in Italia: roditori, insetti e soprattutto animali acquatici che minacciano la biodiversità di laghi e fiumi

Specie invasive in Italia: biodiversità a rischio

Sono sempre più frequenti le segnalazioni di specie aliene in Italia: grazie alle condizioni climatiche favorevoli, nel nostro Paese hanno trovato diffusione insetti, pesci, roditori e piante venuti da lontano, che in alcuni casi preoccupano gli esperti. Alcune specie, infatti, sono note per essere particolarmente invasive, e una loro propagazione può costituire un concreto rischio per la sopravvivenza di interi ecosistemi: circa il 54% delle estinzioni è causato da fenomeni del genere.

Specie aliene: in Italia sono oltre 3.000

Negli ultimi trent’anni il numero di specie aliene in Italia è aumentato del 96%: oggi si parla di circa 3.000 specie diffuse in tutto il Paese, che nel 15% dei casi sono anche invasive. Sono quindi centinaia le specie che minacciano gli ecosistemi, e ciò è evidente soprattutto nel caso delle acque dolci: nei laghi e fiumi italiani, la diffusione di specie aliene è una delle principali cause della perdita di biodiversità.

Come si legge in un recente Report del Progetto Life-Natura IdroLIFE, “le dinamiche che maggiormente favoriscono la dispersione di specie aliene sono quelle legate al commercio di piante e animali esotici”, ma hanno contribuito negli anni anche le introduzioni per pesca sportiva e le fughe dagli allevamenti.

Alcune specie aliene, o alloctone, hanno raggiunto le coste italiane trasportate dall’acqua di zavorra delle navi mercantili, come avvenuto per il granchio blu, mentre altre stanno iniziando a popolare i nostri mari spinte dall’innalzarsi delle temperature del Mediterraneo: il pesce scorpione, il pesce coniglio e anche il pericolosissimo pesce palla maculato sono tra questi.

Non tutte le specie aliene hanno un impatto negativo sull’ambiente in cui vengono introdotte, volontariamente o meno, ma alcune vanno necessariamente tenute sotto controllo. Tra gli osservati speciali in Europa c’è lo scoiattolo grigio: nonostante l’aspetto, il piccolo roditore è considerato dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) una delle 100 specie invasive più dannose del mondo, capace di sostituire completamente gli scoiattoli autoctoni.

Un caso a parte è quello della zanzara tigre, che negli ultimi decenni ha trovato diffusione globale a causa dell’inavvertito trasporto delle sue uova a scopo commerciale ed è presente ormai da decenni nel Vecchio Continente.

Le specie più invasive nei laghi e fiumi d’Italia

Tra le specie più invasive presenti in Italia non si può non citare il pesce siluro, nome scientifico Silurus glanis, un grande predatore, nonché il pesce d’acqua dolce più grande in Europa, che esercita una grande pressione sugli ambienti in cui viene introdotto.

Negli ultimi anni il pesce siluro è diventato estremamente presente nel Verbano Cusio Ossola, e la sua popolazione continua ad essere in forte espansione in particolare nel Lago Maggiore. Ormai quasi il 30% della biomassa del Po è costituita dal siluro, e la trota marmorata è una delle specie maggiormente esposte ai pericoli che derivano dalla presenza di un predatore al vertice della catena alimentare.

Anche il pesce gatto (Ameiurus melas) è ormai ampiamente diffuso nelle acque dolci italiane: originario del Nord America, fu introdotto nei primi anni del Novecento ed è oggi una delle specie più rappresentate in piccoli laghi e fiumi a lento corso italiani. Nonostante le dimensioni contenute, il pesce gatto è estremamente vorace e ha una diffusione piuttosto rapida, motivo per cui può diventare ostacolo per altre specie.

C’è poi il gambero “killer”, o gambero rosso della Louisiana, anche lui tra le 100 specie invasive più dannose in Europa, che è stato introdotto in Italia probabilmente in seguito alla fuga da uno o più impianti di allevamento. Il potenziale distruttivo del gambero alieno, che oltre a predare le uova dei pesci è anche molto resistente all’inquinamento, è aumentato dal fatto che la specie veicola una particolare malattia che colpisce gli altri gamberi.