Miracoli e apparizioni di "Zi'Vicienzo", la mummia guaritrice d'Irpinia
A Bonito, contornata da centinaia di ex-voto, sono conservati i resti di Vincenzo Camuso, la mummia guaritrice venerata come un santo
Nel cuore dell’Irpinia esiste c’è un corpo mummificato che si dice faccia miracoli. La mummia è adagiata in una teca, tra foto di defunti e oggetti sacri. I resti delle braccia sono incrociati in un movimento di paziente sospensione. Dalle grandi orbite vuote, sorprendentemente rassicuranti, sembra emergere un sentimento d’attesa, come se i resti dell’uomo che la popolazione locale venera come un santo stiano lì ad aspettare le numerose visite che si susseguono nella cappella. Ci troviamo a Bonito, comune irpino situato alle pendici sud orientali del monte Calvario, nel cuore della provincia di Avellino.
A pochi passi dal belvedere che concede allo sguardo un’eccezionale vista sulla valle dell’Utifa e del Calore, c’è la Cappella di Vincenzo Camuso. Alle pareti dell’edificio sacro centinaia di ex-voto, oggetti offerti in dono alla mummia in segno di ringraziamento – testimoniano la devozione che suscita il corpo reputato come un vero e proprio propagatore di miracoli. “Zi Vincenzo”, come affettuosamente viene chiamato da queste parti, avrebbe distribuito decine di grazie a persone molto malate. Le testimonianze collimano: molte persone giurano di essere state raggiunte in sogno, in momenti particolarmente difficili della propria vita, dallo spirito di Vincenzo Camuso che avrebbe per intercessione aiutato partorienti in difficoltà, guarito gravissime malattie e risolto molte disabilità che affliggevano persone che non conoscevano la sua esistenza e che successivamente si sono inerpicate presso il paesino avellinese per ringraziare lo spirito dell’uomo venerato come un santo.
Ma a chi appartengono i resti mummificati del corpo? Qualcuno pensa a un antico chirurgo che salvò tante vite, altri a un monaco. Secondo le testimonianze che si intrecciano con la leggenda, il corpo sarebbe stato ritrovato durante l’era napoleonica, quando l’imperatore francese stabilì con il famoso editto di Saint Cloud che tutte le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine. Fu in quel periodo che la mummia venne ritrovata in ottimo stato di conservazione, un segno considerato frutto di intercessione divina.
Un’altra storia, ben più misteriosa, riferisce che il ritrovamento del corpo sia avvenuto a seguito di una seduta spiritica. Lo spirito della mummia, ancora ben nascosto, avrebbe riferito ad Antonio Nardone, un ingegnere, l’ubicazione del corpo mummificato, morto quasi 400 anni prima del ritrovamento e situato al di sotto della cappella di Bonito. L’ingegner Nardone, incuriosito, avrebbe poi, con grande stupore dei concittadini, ritrovato i resti esattamente dove gli era stato confidato.
Mito, leggenda e presunti poteri taumaturgici aleggiano attorno all’impressionante mummia campana, un corpo che la fantasia popolare ha reso feticcio di sacralità e superstizione, un’unione che alimenta tutt’oggi aspettative e speranze delle tante persone che visitano la cappella in cerca di conforto.
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