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Nel mare di Pantelleria trovate 300 anfore puniche

Dal mare di Pantelleria spunta un prezioso tesoro sommerso: le indagini subacquee hanno rivelato oltre 300 anfore puniche a 130 metri di profondità

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Oltre trecento anfore di età punica sono state rinvenute a poche centinaia di metri dal porticciolo di Gadir, nel mare di Pantelleria. La scoperta, ad opera dei subacquei della Sdss – The Society for Documentation of Submerged Sites, è avvenuta nell’ambito del progetto “Pantelleria 2022”, coordinato dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.
Il tesoro giace a 130 metri di profondità, e dimostra ancora una volta la centralità del mare di Sicilia nelle rotte marine che collegavano gli antichi popoli del Mediterraneo.

Pantelleria, trovate 300 anfore puniche

Il sito archeologico era stato individuato per la prima volta nel 2011 dai due subacquei Francesco Spaggiari e Fabio Leonardi della Sdss, che avevano rilevato la presenza di anfore sparse lungo una fascia a nord-est dell’isola di Pantelleria. Oggi è stata finalmente rivelata l’esatta consistenza del ritrovamento: oltre 300 anfore di età punica, preziose testimonianze di un’età antica in cui le coste delle isole siciliane erano il centro di importanti rotte commerciali, e non solo.

Anche i soldati impegnati nelle guerre puniche a quanto pare attraversarono questo tratto di Mare Nostrum: lo indica il ritrovamento, avvenuto anch’esso nel 2011, di oltre 4.000 monete in bronzo di età punica, tutte identiche, che secondo alcune ipotesi erano riservate al pagamento dei soldati cartaginesi o dei mercenari della prima guerra punica. Durante l’ultima spedizione è stato possibile individuare, grazie all’uso di un metal detector subacqueo, altri reperti riconducibili alle monete, tra cui 11 chiodi in bronzo, 26 anelli in piombo e alcuni frammenti in metallo dell’imbarcazione naufragata.

Sono quattro in totale i siti archeologici sottomarini individuati a partire dal 2001 lungo le coste di Pantelleria, tra cala Gadir e cala Tramontana, e sono tra i più affascinanti tesori sommersi della Sicilia. L’ultima scoperta si inserisce in un contesto già ricco di informazioni: “La costa nord di Pantelleria ha già restituito preziose testimonianze relative alla navigazione e alla frequentazione dell’Isola in tempi remoti”, dichiara il soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici.

“Continueremo lo studio di questo interessante e difficile sito subacqueo, vista la notevole profondità grazie alla collaborazione dei professionisti che in questi anni ci hanno consentito di raggiungere eccellenti risultati nello studio della Battaglia delle Egadi” continua Maurici, riferendosi a una precedente collaborazione della Regione Sicilia con la Sdss.

Dai tesori sommersi importanti tracce del passato

Duemiladuecento anni fa dev’essere successo qualcosa di grosso lungo le coste nord di Pantelleria, e gli abitanti dell’isola lo sanno da sempre: c’erano talmente tante anfore a vista, anche a poca distanza dalla costa, che negli anni Sessanta iniziarono ad arrivare vere e proprie spedizioni di vacanzieri subacquei alla ricerca dei tesori di Pantelleria, si legge sul sito della Sdss – Society for Documentation of Submerged Sites.

Un patrimonio importante è andato così perduto per sempre, ma sono ancora molte le tracce della storia antica protette dalle profondità del mare: “Siamo solo all’inizio di una campagna di rilievo e documentazione che certamente svelerà importanti tracce del passato”, spiega il soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici.

Nel corso delle immersioni è stata realizzata una particolare fotogrammetria tridimensionale ad alta risoluzione che permetterà di studiare la consistenza totale del sito archeologico, ma anche la tipologia delle anfore e la loro dispersione. Le prime analisi, intanto, lasciano ben sperare: le anfore, di cinque tipologie, appaiono in buono stato e meno di un terzo dei reperti individuati sul fondale risulta fratturato.

“La tutela del patrimonio storico-archeologico della nostra Isola è il principale obiettivo della Regione”, commenta il dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Franco Fazio, ”e i tesori sommersi ne costituiscono una parte cospicua e peculiare. Le operazioni appena concluse a Pantelleria rafforzano le collaborazioni internazionali e confermano l’importanza del lavoro di ricerca, studio, tutela e valorizzazione che la Soprintendenza del Mare porta avanti ormai da circa vent’anni nei fondali siciliani”.