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Sui gioielli di Savoia c'è uno scontro "Reale": cosa è successo

I gioielli di Savoia custoditi nella Banca d’Italia al centro di una disputa sulla loro proprietà tra gli eredi di Umberto II e Aimone di Savoia

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Gioielli Savoia

Da oltre ottant’anni, i cosiddetti gioielli di Savoia giacciono custoditi nei caveau della Banca d’Italia, ma a chi appartengono realmente questi gioielli? Il quesito alimenta da tempo un’accesa disputa tra gli eredi di Re Umberto II e le istituzioni italiane. L’ultimo capitolo di questa vicenda ha visto contrapporsi due diverse visioni della storia, con Aimone di Savoia da una parte ed Emanuele Filiberto dall’altra.

Le parole di Aimone di Savoia sui gioielli nella Banca d’Italia

Custoditi nei caveau della Banca d’Italia, i gioielli di Savoia rappresentano un patrimonio di grande valore storico e simbolico. Il tesoro comprende collier, diademi, spille e orecchini, impreziositi da oltre 6.700 brillanti e 2.000 perle, testimonianza di un’epoca passata ma ancora al centro di un acceso dibattito.

Aimone di Savoia, cugino di Re Carlo III, ha recentemente rilasciato una dichiarazione al ‘Corriere della Sera’, in cui ha ribadito la sua opinione sulla questione. Secondo lui, la richiesta di restituzione avanzata dagli eredi di Re Umberto II “non ha senso”.

A suo avviso, i gioielli “erano della Corona e di conseguenza la XIII disposizione era chiarissima: tutto confiscato”. Inoltre, sostiene che “il fatto stesso che Umberto II li abbia lasciati in disponibilità di Bankitalia dimostra che non li sentiva di sua proprietà”.

Per questo, Aimone ritiene che tali beni “andrebbero esposti”, affinché diventino parte del patrimonio storico del Paese. Ha infine aggiunto: “E ho un sogno: che i capi di stato dell’Italia unita siano considerati nella continuità storica di Re e poi Presidenti”.

Cosa ha detto Vittorio Emanuele Filiberto sui gioielli

Di posizione opposta sono gli eredi di Re Umberto II, rappresentati in questa battaglia legale da Emanuele Filiberto di Savoia, che ha affidato la replica a una nota diffusa dal suo legale, Sergio Orlandi.

Nel comunicato, si precisa che l’azione legale viene condotta “in nome e per conto degli eredi di S.M. il Re d’Italia Umberto II (Principe Emanuele Filiberto di Savoia, Principessa Maria Gabriella di Savoia, Principessa Maria Pia di Savoia e Principessa Maria Beatrice di Savoia) e quale avvocato del processo per il diritto di proprietà e di rivendicazione sui gioielli e beni mobili personali depositati presso la Banca d’Italia da S.M. il Re d’Italia Umberto II, in modo unico ed esclusivo nei confronti di ogni altro”.

Gli eredi si dicono sorpresi dalle affermazioni di Aimone di Savoia, sottolineando che, continua la nota, “gli eredi di S.M. rimangono stupiti delle dichiarazioni rese da Aimone di Savoia – Aosta e riportate dal Corriere della Sera il 24 marzo 2025. Occorre tenere presente che Aimone di Savoia – Aosta non è un discendente diretto di S.M. il Re d’Italia”.

Secondo il documento ufficiale, la richiesta di restituzione non riguarda gioielli della Corona, ma beni personali depositati dall’ultimo re d’Italia. Il comunicato precisa che “non sono gioielli della Corona ma personali che appartengono agli eredi di Umberto II e che non sono mai stati avocati / confiscati dallo Stato Italiano”.

A sostegno di questa tesi, viene citata un’affermazione del governatore della Banca d’Italia e del presidente della Repubblica Luigi Einaudi, secondo cui le gioie “spettano non al demanio dello Stato, ma alla famiglia reale”.

La disputa resta aperta, ma una cosa è certa: gli splendidi gioielli di Savoia continuano a restare nei caveau della Banca d’Italia, mentre il confronto sulla loro legittima destinazione si fa sempre più acceso.