Mussolini, l'oro sottratto alla Banca d'Italia: documenti inediti
I documenti a firma di Niccolò Introna, il cui nome è praticamente sconosciuto, raccontano la vicenda di Mussolini e dell'oro della Banca d'Italia
Un nome praticamente dimenticato, quello di un eroe silenzioso che ha duramente lottato contro il fascismo dalla sua posizione di potere, che tuttavia non gli ha permesso altro che di documentare quello che sarebbe stato un vero e proprio furto compiuto da Mussolini ai danni della Banca d’Italia – e quindi del popolo: ecco la storia di Niccolò Introna, raccontata nel nuovo libro di Federico Fubini, come ci rivela il ‘Corriere della Sera’.
Chi era Niccolò Introna
Facciamo un passo indietro nel tempo, alla seconda metà dell’800: Niccolò Introna, nato a Bari in una famiglia dalle poche risorse, riuscì ad entrare in Banca d’Italia appena diciottenne, grazie ad un diploma di ragioneria che gli permise di scalare ogni gradino della gerarchia interna, senza mai cedere alla tentazione di essere agevolato abbracciando il fascismo.
Vi rimase fino al 1946, compiendo un lavoro certosino che gli permise di restare al potere come dirigente della Banca d’Italia. Il suo nome comparve in numerosi rapporti della polizia politica fascista, essendo stato a lungo spiato proprio per la sua ostinazione a non aderire al regime. Veniva considerato un uomo ligio al dovere, rigidissimo e incorruttibile.
Nonostante questo, la polizia politica non se ne liberò mai: Introna sapeva infatti come far funzionare la Banca d’Italia, e il fascismo ne aveva bisogno. Alla sua morte, avvenuta nel 1955, venne però ben presto dimenticato. Il suo nome è scomparso dalle cronache, il suo volto non compare tra quelli degli altri dirigenti dell’istituzione, ritratti nella sede di Palazzo Koch.
Per questo motivo, il giornalista Federico Fubini ha deciso di fare luce sulla sua vicenda. Contattato il nipote Massimo Corradini, che ben ricorda il periodo trascorso assieme a suo nonno materno, è riuscito a mettere le mani su un archivio di 80mila pagine di documenti preziosissimi, che raccontano la storia economica italiana nel periodo tra il 1925 e il 1946.
L’oro sottratto da Mussolini
Dai documenti accuratamente conservati da Introna, emerge un episodio storico: dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i nazisti si presentarono presso la sede della Banca d’Italia per portare via le esigue riserve d’oro rimaste nei suoi depositi, corrispondenti a circa 120 tonnellate. Introna fu l’unico ad opporsi, nel suo ultimo, strenuo tentativo di lottare contro la corruzione del fascismo.
In effetti, quale dirigente della Banca d’Italia aveva per lungo tempo accumulato centinaia di carte in grado di dimostrare i furti di Mussolini: oggi questi documenti, finora inediti, fanno luce su un ulteriore aspetto torbido vissuto durante il regime fascista. Il duce, infatti, sarebbe stato solito accaparrarsi denaro pubblico a favore della propria famiglia.
Introna riuscì a documentare le oltre 500 tonnellate d’oro che Mussolini sarebbe stato capace di sottrarre alla Banca d’Italia. Pian piano, Fubini ha ricostruito la storia di questo episodio, attingendo a piene mani anche ad altre fonti, come gli archivi del Counter Intelligence Corps di Washington o i libri dei conti di deposito presso le filiali della Banca d’Italia situate a Verona e a Brescia.
Da questa vicenda, è nata l’idea di un libro che omaggiasse la memoria di un uomo che, da solo, cercò di combattere la corruzione del fascismo: “L’oro e la patria. Storia di Niccolò Introna, eroe dimenticato”.
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