Scontro tra Svizzera e Piemonte per il gianduiotto: il caso
Il Piemonte e la Svizzera si scontrano per il gianduiotto: c'è in ballo ricetta originale del mitico cioccolatino per ottenere la certificazione IGP
Scontro tra la Svizzera e il Piemonte sul gianduiotto, uno dei cioccolatini simbolo della tradizione piemontese. Da una parte ci sono i marchi storici che vogliono salvaguardare la ricetta originale, dall’altra un colosso come la Lindt che vorrebbe aggiungere il latte in polvere tra gli ingredienti.
Il Piemonte e la Svizzera si scontrano per il gianduiotto
Nel 2017 è stato istituito il Comitato del Giandujotto di Torino Igp al fine di ottenere il riconoscimento di Indicazione geografica protetta: il progetto vanta il sostegno di grandi marchi come Venchi, Domori, Pastiglie Leone e Ferrero, eletta una delle migliori aziende al mondo per le donne, e di cioccolatieri del calibro di Guido Gobino, Guido Castagna, Giorgio e Bruna Peyrano.
Al momento, però, l’iter per il riconoscimento IGP del gianduiotto è in stallo a causa della richiesta degli svizzeri di Lindt che hanno rivendicato l’invenzione del gianduiotto dopo aver acquisito la storica azienda torinese Caffarel nel 1997.
Il gianduiotto, tra i prodotti simbolo della tradizione piemontese, una delle migliori cucine regionali d’Italia, è stato inventato dalla ditta Caffarel nel lontano 1865, venne realizzato un cioccolatino che prevedeva l’aggiunta all’impasto della nocciola tonda gentile delle Langhe, una soluzione necessaria serviva per sopperire alla minor quantità di cacao di quel periodo in Europa.
Il disciplinare, per essere approvato, richiede dei paletti rigorosi: il peso per formato del gianduiotto deve essere tra i 4 e gli 11 grammi, la percentuale di nocciola presente tra il 30 e il 45% e prevede il rispetto della ricetta originale senza latte perché quando il cioccolatino è stato inventato, il latte in polvere non esisteva ancora. Gli svizzeri, invece, chiedono meno nocciola (il 26%) e una quota di latte del 10%.
Gianduiotto, la ricetta originale: non c’è il latte in polvere
Della faida ha parlato Guido Gobino, uno degli alfieri della tradizione del cioccolato torinese con quasi sessant’anni di storia alle sua spalle: “Il vero gianduiotto non si fa con il latte in polvere, sarebbe come allungare il vino con l’acqua – le parole di Gobino riportate dal Corriere della Sera – a volte la tradizione si può cambiare, ma solo per delle migliorie e non è questo il caso”.
Sulla rivendicazione dell’invenzione del gianduiotto da parte di Lindt in virtù dell’acquisizione della ditta Caffarel, Guido Gobino è chiaro: “Mi viene da sorridere, se compri la Ferrari non puoi dire di aver inventato le macchine di corsa. Peraltro i fondatori di Caffarel non erano integralisti, ma avevano un’idea della ricetta molto rigida”.
Gobino si è schierato apertamente contro la modifica della ricetta, rivendicando gli ingredienti originali del vero gianduiotto, da preparare rigorosamente senza l’aggiunta di latte in polvere che ai tempi dell’invenzione del cioccolatino “nemmeno esisteva – ha spiegato – la ricetta prevede solo tre ingredienti: nocciola, zucchero e cacao”.
E ancora: “Il latte in polvere costa meno della nocciola ma il disciplinare deve essere rigido, non puoi basarti sulla convenienza. Altrimenti non sei più credibile. Se 100 persone bendate assaggiano il gianduiotto con o senza latte, 95 preferiranno il secondo. Diverse grandi aziende hanno capito il nostro ragionamento e si sono fatte da parte, portando avanti un’altra politica”.
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