Foschia in Valle d'Aosta, cosa succede e cosa c'entra il Canada
Da domenica mattina un’intensa foschia avvolge il cielo sopra la Valle d’Aosta e l’attenzione si è concentrata sul possibile legame con il Canada
Da alcuni giorni una foschia insolita ha avvolto la Valle d’Aosta: il fenomeno ha modificato la limpidezza dell’aria tipica delle giornate estive, creando un’atmosfera lattiginosa e spettrale. Le autorità locali hanno avviato verifiche per comprendere le cause e valutare eventuali implicazioni per la salute pubblica.
Cos’ha provocato la foschia in Valle d’Aosta e perché è diversa dal solito
Secondo l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa VdA), la foschia che ha interessato l’intera Valle d’Aosta, con maggiore intensità nel fondo valle, non è di origine locale. Come riportato sul ‘Corriere della Sera’, il tecnico dell’Arpa Henri Diemoz ha dichiarato: “Il fenomeno era già apparso in Francia e si è spostato sulla nostra regione”.
Ha specificato: “Sono stati rilevati valori alti delle particelle più piccole, quelle inferiori ad un Micron, le Pm1. Originate da combustione, hanno attraversato l’oceano Atlantico e ora sono sulle Alpi. Le concentrazioni medie ieri sono rimaste sotto i limiti di legge, oggi bisogna capire quale sarà l’evoluzione del fenomeno e se persisterà: i modelli previsionali indicano venti che favoriscono il trasporto di queste particelle”.
Secondo gli esperti si tratta di una forma di particolato trasformata chimicamente durante il lungo trasporto, una presenza anomala per la stagione estiva. La comparsa di simili formazioni in cielo si era già verificata nel 2023, ma con minore intensità. Il fenomeno suggerisce una provenienza remota e un invecchiamento del particolato dovuto ai processi atmosferici subiti durante il tragitto.
Perché il fumo degli incendi in Canada è arrivato fino alle Alpi
Il collegamento tra la foschia valdostana e i roghi canadesi è stato confermato dai dati di monitoraggio atmosferico e dalle osservazioni satellitari. Henri Diemoz ha affermato: “Sono polveri dei roghi in Canada che hanno attraversato l’oceano».
Nel nord del Canada si contano circa 200 incendi attivi, molti dei quali considerati fuori controllo. Le superfici bruciate hanno superato i 2,4 milioni di ettari, un’estensione di circa 24 mila chilometri quadrati. Il 2023 è stato l’anno più drammatico per quanto riguarda gli incendi boschivi, ma secondo le stime, l’attuale stagione potrebbe superarlo in intensità, anche perché l’estate è appena iniziata.
Le dinamiche atmosferiche che permettono a tali fumi di giungere fino all’Europa sono ben note: una volta raggiunte le alte quote, le colonne di fumo vengono trasportate dalla corrente a getto e possono viaggiare per migliaia di chilometri. I climatologi stanno spiegando che episodi simili sono già stati osservati in passato, ma stanno diventando più frequenti a causa del riscaldamento globale, che prolunga la stagione degli incendi e ne accentua la gravità.
Le conseguenze sulla salute pubblica restano da valutare con attenzione. Come riportato sempre sul ‘Corriere della Sera’,: “Non essendo medici l’unica indicazione che possiamo dare è che cautelativamente alle persone più sensibili è consigliato di limitare l’esposizione all’aria aperta».
Infine, i dati diffusi dal programma Copernicus hanno stimato che gli incendi boschivi del 2023 abbiano generato oltre 2.170 megatonnellate di emissioni di carbonio. Le proiezioni per il 2024 si aggirano su valori leggermente inferiori, ma restano comunque significativi. La foschia osservata in Valle d’Aosta è quindi solo uno dei tanti segnali di un fenomeno globale che richiede osservazione continua e strumenti adeguati per la prevenzione.
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