Il Ciclope dell'Odissea esiste: "È il Monte Leano a Terracina"
Il Monte Leano a Terracina potrebbe mostrare il Ciclope dell'Odissea secondo uno studio che collega i miti di Ulisse ai luoghi del Lazio pontino
Esiste la possibilità che la figura mitica del Ciclope, personaggio della monumentale ‘Odissea’, sia più vicina alla realtà di quanto si pensasse. A sostenere questa tesi è Emiliano Ciotti, ricercatore di Latina e autore di un saggio in cui si analizzano i possibili collegamenti tra i luoghi omerici e il territorio del Lazio.
Il Monte Leano e la sua connessione con il Ciclope dell’Odissea
Ciotti, noto per le sue ricerche storiche e presidente dell’Associazione vittime delle Marocchinate, ha approfondito il percorso di Ulisse nel Lazio nel suo saggio ‘L’Odissea e la pianura pontina’. Lo studioso ha individuato nel Monte Leano una montagna alta circa 500 metri e lunga un paio di chilometri, con un profilo che richiama i lineamenti di un gigante.
La connessione emerge da una descrizione del Ciclope nel libro X dell”Odissea’, in cui è ritratto come un’entità montuosa, “a picco selvoso d’eccelsi monti, che appare isolato dagli altri”, suggerendo l’immagine di un massiccio isolato, proprio come il Monte Leano.
L’analisi di Ciotti, oltre a sottolineare la somiglianza fisica tra il monte e il Ciclope, si estende al contesto geografico e storico. A circa 15 km dal Monte Circeo, luogo associato alla maga Circe, e a 5 km da Terracina, Ciotti traccia una mappa che collega l’isola di Eea con la dimora della maga e le terre di Lamo, conosciute come Lestrigonia o Lamia, abitata dai giganti.
Collegamenti, questi, che vengono supportati anche dalla presenza di antiche mappe, come la carta del 1830 di Giovanni Battista Cipriani, in cui sono rappresentate le grotte e fenditure tipiche della regione.
Terracina e i miti dei giganti: tracce di storia e leggenda
Secondo la teoria di Ciotti, Terracina viene dunque identificata come la leggendaria Lestrigonia. Secondo racconti storici e leggende, la città sarebbe stata la dimora dei Lestrigoni, popolo di giganti antropofagi che, secondo Omero, distrussero la flotta di Ulisse.
A rafforzare questa ipotesi, si citano scoperte archeologiche come i ritrovamenti del 1969: cinquanta sarcofagi di terracotta contenenti scheletri di persone di statura notevolmente superiore a quella tipica degli antichi romani.
Come riportato su ‘Adnkronos’, Ciotti ha specificato: “Durante il periodo di permanenza su Eea o durante l’esplorazione della terra dei giganti (Lamo), l’equipaggio di Ulisse sicuramente si è imbattuto nella visione del Ciclope. Ma dove si trova il Gigante? A 15 km dal promontorio del Circeo e a 5 km da Lamo. Ha un’altezza di circa 500 metri e lunghezza di un paio di chilometri… Parliamo di ‘Monte Leano’, una montagna con i lineamenti di un vero e proprio ciclope”.
La descrizione del Monte Leano come “ciclope” sarebbe anche sostenuta da elementi iconografici: un affresco ritrovato nella domus di via Graziosa a Roma rappresenta una montagna con tratti antropomorfi, possibile eco di un’immaginaria figura gigante.
L’archeologo Gianluca Mandatori, intervistato dall’Adnkronos, ha evidenziato come la presenza greca nel Lazio meridionale sia documentata: “C’è un dibattito che dura da secoli sull’individuazione dei luoghi dell’Odissea e l’ipotesi del Lazio meridionale non è nuova. Ma quello che sicuramente è possibile, e su cui pone l’accento lo studio di Ciotti, è la frequentazione del Lazio pontino da parte dei Micenei prima e dei Greci poi, una frequentazione che ha diverse prove archeologiche”.
Il passaggio dei Micenei e dei Greci, risalenti a Cuma e Pithecusa, suggerisce che l’area pontina fosse parte del circuito commerciale e culturale del Mediterraneo.
Mandatori ha sottolineato che, pur trattandosi di ipotesi, “ecco allora che la suggestione determinata appunto dalla conformazione di Monte Leano, come dice Ciotti, può dar vita alla figura del Ciclope: è una suggestione, ma non è improbabile che, come è una suggestione per noi, lo sia stata magari per l’uomo del bronzo finale, che attraversando questi luoghi ha fatto proprio un bagaglio immagini, che ha poi riversato nel proprio patrimonio di narrazioni mitologiche”.
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