Continua la "battaglia" del Prosecco: "attacco al Made in Italy"
Prosegue la "battaglia" del Prosecco tra Italia e Croazia dopo che l'UE ha dato il via libera alla domanda di protezione geografica del Prosek croato
Si torna a parlare della “battaglia” del Prosecco tra l’Italia e la Croazia. L’Unione Europea ha dato il via libera alla domanda di protezione geografica del Prosek, il vino croato che ricorda nel nome del Prosecco veneto prodotto con uve provenienti dalle colline nominate patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
La decisione ha provocato la reazione della Coldiretti che vede nel via libera dell’UE un vero e proprio attacco al Made in Italy. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha reagito così alla decisione dell’UE: “E’ necessario fare presto per fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo – si legge sul sito ufficiale dell’associazione – si tratta di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Argentina e Australia”.
Prosecco: scontro tra l’Italia e la Croazia per il Prosek
Il via libera dell’Unione Europea al Prosek croato, oltre a minare il record storico dell’export di Prosecco nel mondo, cresciuto del 35% nella prima metà del 2021, è in contraddizione con la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi i nomi “truffa” che evocano in modo strumentale e ingannevole i prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati a livello europeo.
Il regolamento comunitario protegge le Denominazioni di origine protetta da condotte relative sia a prodotti che a servizi: il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è quello di accertare se il consumatore, in presenza di una denominazione controversa, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, proprio la merce protetta dalla Dop.
La “battaglia” del Prosecco tra Italia e Croazia va avanti: secondo la corte non è necessario che il prodotto contestato sia simile o identico a quello protetto dalla denominazione, in quanto l’esistenza del nesso tra il falso e l’autentico può derivare anche da un’affinità fonetica oppure visiva.
In seguito alla pubblicazione in Gazzetta della richiesta da parte del Prosek croato, tutte le parti interessate disporranno di un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione per presentare un’obiezione motivata che la Commissione analizzerà prima di adottare una decisione finale.
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