Allarme olio straniero in Italia: cosa sta succedendo
Il prezzo dell'olio d'oliva prodotto in Italia è cresciuto sempre più negli ultimi anni e questo ha spinto a una maggiore importazione di olio estero
L’olio d’oliva è da sempre uno dei simboli della cucina italiana, un prodotto di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo. Il comparto olivicolo nazionale, però, sta attraversando una fase di grande difficoltà. Negli ultimi mesi, i prezzi dell’olio extravergine d’oliva sono aumentati sensibilmente, spingendo molti consumatori a orientarsi verso alternative come l’olio di semi. A complicare ulteriormente il quadro, cresce l’importazione di olio straniero, con il rischio di concorrenza sleale e una minore tutela del prodotto italiano.
Produzione dell’olio italiano in calo: cosa sta succedendo
L’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo agroalimentare, pubblica con continuità ricerche e studi sull’andamento dei prodotti del settore alimentare. In particolare, una sezione delle sue ricerche si concentra sull’olio d’oliva, uno dei prodotti d’eccellenza del nostro paese. Recenti dati condivisi da Ismea evidenziano come il panorama dell’olio d’oliva sia cambiato radicalmente negli ultimi due anni. A livello globale, la produzione è aumentata del 35%, mentre in Italia si è registrato un calo significativo. Questo potrebbe far scendere il nostro Paese dal secondo al quinto posto nella classifica dei produttori mondiali. In cima alla graduatoria, infatti, ora ci sarebbero Spagna, Turchia, Tunisia, Grecia e a chiudere la Top 5 l’Italia.
Nel 2024, la produzione italiana di olio dovrebbe aver fatto registrare un ulteriore calo rispetto all’anno precedente. I principali fattori che hanno contribuito a questa situazione sono sia gli eventi climatici estremi sia i problemi dovuti a trasmissioni batteriche. In particolare, l’infestazione da xylella in Puglia ha portato all’abbattimento di migliaia di ulivi. A questo si aggiunge il fatto che in Italia si trovano per la maggiore aziende olivicole di piccole dimensioni che faticano a rimanere competitive.
L’aumento dei prezzi e l’arrivo di produttori stranieri
Le difficoltà della produzione italiana hanno avuto ripercussioni sui prezzi, con un aumenti sempre maggiori. Stando sempre ai dati di Ismea da gennaio a settembre 2024 i prezzi medi dell’Evo sono cresciuti di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questa crescita, però, si aggiunge a quella già molto importante avvenuta gli anni precedenti. Negli anni passati una bottiglia di olio extravergine d’oliva costava solitamente 3 o 4 euro, mentre con il tempo è arrivata a costare anche più di 9 euro. L’olio d’oliva che è da alcuni chiamato come “l’oro giallo” ha visto lievitare il suo costo del 173% negli ultimi dieci anni e del 61% negli ultimi due anni.
Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ancora l’anno scorso aveva decantato non solo le proprietà benefiche dell’olio extravergine d’oliva ma anche il suo valore. Il Ministro, aveva sottolineato l’importanza di tutelare il lavoro dei produttori italiani, anche dalla concorrenza estera. La crescita del prezzo dell’olio, però, ha avuto un impatto significativo sulle abitudini dei consumatori: circa il 30% degli italiani ha ridotto l’acquisto di olio extravergine d’oliva. Si preferiscono alternative più economiche come l’olio di semi.
Non solo, l’aumento dei costi ha spinto a importare sempre più olio dall’estero, dove molti produttori non hanno affrontato le stesse difficoltà di quelli italiani. L’olio proveniente da Paesi extra UE, in particolare dalla Tunisia, viene spesso venduto a prezzi molto più bassi: in alcuni casi, meno di 5 euro al litro. Per affrontare questa situazione, le aziende del settore chiedono maggiore trasparenza sull’origine del prodotto, più controlli sulla qualità e incentivi per sostenere la produzione nazionale.
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