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Willem Dafoe racconta il suo amore per l'Italia (e per Battiato)

Willem Dafoe condivide il suo amore per l'Italia e per Franco Battiato, svelando dettagli intimi sul suo legame con il paese e la sua cultura

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Willem Dafoe condivide il suo amore per l'Italia e per Franco Battiato

L’attore statunitense Willem Dafoe ha recentemente condiviso il suo profondo legame con l’Italia e la sua passione per Franco Battiato. Dafoe ha spiegato come il suo rapporto con l’Italia sia nato e si sia evoluto nel tempo, rivelando anche dettagli interessanti sulla sua vita personale e professionale, tra cui la sua nomina a direttore artistico nella sezione Teatro alla Biennale di Venezia.

Il legame tra Dafoe e l’Italia

Dafoe ha raccontato che il suo primo incontro con l’Italia risale al 1980, quando visitò il Paese come turista. Tuttavia, fu solo nel 2003 che il suo rapporto con l’Italia si intensificò, grazie a un progetto cinematografico a Roma. In quell’occasione, conobbe Giada Colagrande, artista e regista italiana, che poi sarebbe diventata sua moglie.

Un altro aspetto significativo del legame di Dafoe con l’Italia è rappresentato dal rispetto e la stima che l’attore nutre per il cantautore siciliano Franco Battiato. Durante un’intervista al ‘Corriere della Sera’, ha ricordato come la moglie gli presentò il celebre cantautore siciliano molti anni fa. Dafoe ha descritto Battiato come una persona gentile e generosa, che ha sempre sostenuto il suo lavoro teatrale. Attraverso le canzoni di Battiato, Dafoe ha anche imparato l’italiano, una lingua che continua a studiare quotidianamente.

Queste, nello specifico, le sue parole su Battiato: “Me lo presentò mia moglie. Eravamo legati, mi era molto caro. Era una persona particolarmente gentile e generosa, e mi sosteneva: ogni volta che avevo uno spettacolo teatrale, veniva alla prima. Veniva e ripartiva. Ho imparato l’italiano con le sue canzoni”.

Dafoe nuovo direttore artistico del Teatro della Biennale di Venezia

Di recente, Dafoe è stato nominato direttore artistico del settore Teatro della Biennale di Venezia per il biennio 2025-2026. L’attore ha espresso sorpresa e felicità per l’invito ricevuto da Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale. Ha sottolineato come il teatro sia stato il punto di partenza della sua carriera e quanto sia importante per lui ritornare a questa forma d’arte.

Dafoe ha spiegato che la sua direzione si concentrerà sull’essenza del teatro, ponendo particolare attenzione al corpo dell’attore e all’interazione diretta con il pubblico, elementi che ritiene fondamentali soprattutto in un’epoca dominata dalla tecnologia.

La carriera di Willem Dafoe

La carriera teatrale di Dafoe è vasta e significativa. Ha iniziato nel 1976 in Europa, al Mickery Theatre di Amsterdam, prima di co-fondare il Wooster Group a New York, con cui ha lavorato per oltre vent’anni. Ha collaborato con importanti registi come Robert Wilson e Richard Foreman, partecipando a produzioni innovative che hanno segnato la scena teatrale underground degli anni Ottanta.

L’esperienza con il Wooster Group ha formato il suo approccio al teatro, basato sulla disciplina, la conoscenza e la passione. Oltre al teatro, Dafoe ha avuto una carriera cinematografica di successo, con quattro candidature agli Oscar e ai Golden Globe.

Tra i suoi ruoli più noti, quello in ‘Platoon’ di Oliver Stone, che gli ha aperto le porte di Hollywood. Dafoe ha spiegato che ogni ruolo, anche il più piccolo, lo ha arricchito e cambiato. In ‘Van Gogh’ di Julian Schnabel, ad esempio, ha imparato a dipingere, un’esperienza che ha trasformato il suo modo di vedere il mondo.

L’amore di Willem Dafoe per l’Italia è profondo e sincero, alimentato da relazioni personali e artistiche significative. Ha ammesso che, nonostante viaggi spesso per lavoro, oggi trascorre più tempo a Roma che a New York, sottolineando come le due città, pur diverse, siano complementari e fonte di grande ispirazione per lui. La sua nomina alla Biennale di Venezia rappresenta un ritorno alle origini e una nuova entusiasmante sfida nella sua straordinaria carriera.