A Vulci scoperta un'urna cineraria di 3000 anni fa
Scoperta a Vulci un’urna cineraria risalente al IX secolo a.C., alle origini della civiltà etrusca: forse apparteneva a uno dei fondatori della città
La nuova campagna di scavi al Poggio delle Urne, nel Parco archeologico di Vulci, ha già portato alla luce 88 sepolture, importanti testimonianze della civiltà che per prima si insediò a Vulci, una delle città più grandi dell’Etruria meridionale.
Tra le scoperte più sensazionali di questa nuova campagna di scavi, c’è il ritrovamento di un’urna cineraria risalente al IX secolo a.C., probabilmente appartenuta a un importante personaggio dell’epoca – forse uno dei fondatori della storica città di Vulci.
Vulci: scoperta un’urna di tremila anni fa
Vulci è stata una delle più importanti città dell’Etruria marittima, una delle dodici città-Stato che costituivano la dodecapoli Etrusca. Abitata sin dall’Età del Ferro da una civiltà ricca e complessa, da cui originò quella etrusca, l’area di Vulci è ancora in gran parte inesplorata.
Il grande parco archeologico in provincia di Viterbo continua a regalare importanti scoperte: soltanto lo scorso anno è stata rinvenuta la tomba della “ragazza della birra”, una sepoltura particolarmente ben conservata che ha permesso di ricostruire l’identikit di una giovane donna vissuta 2.600 anni fa, forse addetta alla mescita del vino.
Nel giugno del 2020 fu la volta di un’altra scoperta di grande rilievo storico, avvenuta nella necropoli di Poggetto Mengarelli: la tomba di un bambino guerriero, probabilmente un giovane membro dell’aristocrazia etrusca, risalente a 2.700 anni fa.
La nuova campagna di scavi, diretta da Vincenzo D’Ercole dell’Università “D’Annunzio” di Chieti e Pescara, è andata ancora più indietro nel tempo: l’ultimo ritrovamento risale al IX secolo a.C., e cioè alla fase più antica della civiltà etrusca, quella nota come cultura villanoviana.
Si tratta di un’urna cineraria a capanna, che riproduce in miniatura un’abitazione dell’epoca e che probabilmente apparteneva a un personaggio importante della città.
Vulci agli albori della civiltà etrusca
L’area su cui sono al lavoro gli archeologi è grande, per ora, come un campo da basket, ed è stata denominata Poggio delle Urne. Qui sono state rinvenute nel corso di poche settimane ben 88 sepolture, a pozzetto e a fossa, oltre a oggetti preziosi e di grande rilievo come fibule in oro, spade, lance in ferro e gioielli in ambra e in vetro.
L’ultima è una scoperta di particolare importanza, poiché apre una finestra inedita sulla civiltà Etrusca degli albori: secondo gli esperti questo ritrovamento potrebbe contribuire a dimostrare che Vulci è stata la patria della civiltà etrusca.
L’esistenza di una sepoltura risalente a tremila anni fa, infatti, dimostra una continuità capace di legare ancora più strettamente la storia della civiltà villanoviana, che popolava quel versante di costa tirrenica nell’Età del Ferro, a quella Etrusca delle origini.
“Vogliamo capire gli Etruschi dei primi secoli, XI e X a.C.”, spiega al ‘Corriere’ Carlo Casi, direttore scientifico di Fondazione Vulci, “vogliamo dati che ci permettano di mostrare che Vulci è stata la patria della civiltà etrusca”.
Per gli esperti, l’urna cineraria appena rinvenuta al Poggio delle Urne è uno dei reperti più interessanti tra quelli finora emersi dagli scavi: la delicata miniatura, che presto verrà trasferita al laboratorio di restauro di Fondazione Vulci a Montalto, potrebbe contenere importanti indizi sulla vita di un personaggio importante tra i fondatori di Vulci.
Intanto, nel Parco che fu la location per la serie tv ‘Romulus’, è in corso anche un’altra campagna di scavi, che intende riportare alla luce un intero tempio: “Stiamo mettendo in luce l’intero perimetro del tempio”, spiegano Mariachiara Franceschini e Paolo Pasieka dell’Università di Friburgo e Magonza, “che conosciamo dalle prospezioni geomagnetiche che abbiamo fatto nel 2020”.
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