A Vulci è stata aperta una tomba rimasta intatta per 2600 anni
A Vulci è appena stata aperta una tomba etrusca che era rimasta inviolata per 2600 anni: nel ricco corredo anche i resti di un “ultimo pasto”
A Vulci, a pochi passi dalla celebre tomba delle mani d’argento, gli archeologi hanno appena portato alla luce una tomba a camera perfettamente intatta, mai profanata: la sepoltura, è un caso davvero eccezionale, si trova nelle stesse identiche condizioni in cui era quando è stata chiusa, 2600 anni fa.
La straordinaria scoperta è avvenuta nella necropoli dell’Osteria, all’ingresso del Parco archeologico e naturalistico di Vulci, nel comune di Montalto di Castro.
Vulci, aperta una tomba etrusca di 2600 anni fa
È stata aperta per la prima volta dopo 2600 anni: occultata alla vista e alle attenzioni dei tombaroli soltanto da qualche lastra di tufo, la tomba etrusca appena emersa nella Necropoli dell’Osteria, a Vulci, risulta completamente inviolata.
Si trova nella necropoli dell’Osteria, alle porte dell’antica città di Vulci, in una zona particolarmente ricca di testimonianze sulla vita dell’aristocrazia orientaleggiante della città etrusca. Come ricorda Simona Carosi, archeologa responsabile del Parco Archeologico e Naturalistico, intervistata dal ‘Messaggero’, “qui accanto c’è la nota Tomba delle mani d’argento e poco distante la Tomba del pittore delle rondini”.
La sepoltura che sta venendo alla luce in questi giorni, continua l’archeologa, “ci restituisce in modo insolito il vero e proprio banchetto funebre, così come lo avevano deposto gli etruschi secoli e secoli fa”: una vera sorpresa per gli archeologi impegnati negli scavi.
Mentre con una torcia illumina l’interno della tomba, dopo la rimozione del primo blocco di tufo dell’ingresso, il scientifico della Fondazione Vulci Carlo Casi, descrive il contenuto della preziosa testimonianza che ci ha raggiunti intatti dal VI secolo a.C.
All’interno si vedono “una olla in impasto, che ha come coperchio un piccolo bacile in bronzo”, particolarmente originale, ma anche “ossa umane, una fibula in bronzo, delle ossa animali all’interno di un vaso che probabilmente non ha retto al tempo e si è fratturato in tre pezzi”, spiega l’archeologo al ‘Messaggero’. Poi un grande bacile, sotto la banchina che sembrerebbe inutilizzata, e due balsamari che a prima vista sembrerebbero etrusco-corinzi.
La tomba della signora etrusca: nuova luce sui misteri di Vulci
La tomba appena aperta a Vulci è la sepoltura di una donna: si può giungere a questa conclusione, spiega Casi, “per l’assenza di armi e per la presenza di una fuseruola che serviva alla tessitura”. Probabilmente la donna, una signora etrusca di media agiatezza, fu cremata: le sue ceneri dovrebbero trovarsi all’interno dell’olla con la copertura in bronzo.
Il corredo è composto principalmente da vasi in bucchero, bicchieri e ceramiche, ma anche monili in argento, un pendaglio, fibule e fermatrecce. E c’è anche un particolare decisamente originale: si può vedere ancora intatto, a terra, un braciere che mostra ancora “i carboni e lo spiedo con il quale erano state infilzare le carni che accompagnavano la defunta nel suo ultimo pasto”.
Prima di scoprire la preziosa sepoltura, gli archeologi hanno avuto modo di notare un altro particolare affascinante: tra i blocchi in tufo dell’ingresso, sono state usate “delle zeppe di materiale diverso”, che rimandano a un’usanza tipica delle tombe più antiche e secondo gli archeologi potrebbero indicare una sorta di rituale.
Visto il contesto intatto, afferma il Direttore Scientifico della Fondazione Vulci, ci sono concrete speranze di poter poter gettare nuova luce sulla vita della signora etrusca sepolta nella Necropoli dell’Osteria 2.600 anni fa, che potrà contribuire a svelare nuovi dettagli sulla storia di Vulci e della misteriosa civiltà etrusca.
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