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Gli Uffizi mettono in "vendita" le loro opere in formato digitale

Gli Uffizi, in collaborazione con l'azienda Cinello, hanno deciso di mettere in "vendita" i loro capolavori in formato digitale: quanto costano i DAW

Tondo Doni

Gli Uffizi di Firenze mettono in “vendita” i loro capolavori, ma solo in formato digitale. Grazie alla collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e Cinello, azienda specializzata nella digitalizzazione con sede a Firenze, Milano e Copenhagen, le opere del museo fiorentino potranno replicate fino a 9 volte e ciascuna di quelle “riproduzioni digitali uniche” potrà essere acquistata o noleggiata.

La prima “riproduzione digitale unica” (o DAW, “Digital Art Work“) a essere stata venduta è stata quella del Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti, acquistato da un collezionista romano per una cifra totale pari a 240 mila euro.

Cosa sono i DAW

I DAW (Digital Art Work) non sono “copie”, ma multipli digitali di un’opera d’arte in scala 1:1, prodotti in serie limitata, certificati e protetti con un sistema di crittografia digitale brevettato. La tecnologia ne garantisce l’unicità, in quanto non sono copiabili. Per ogni riproduzione digitale è creato un token NFT sulla Blockchain che ne certifica la proprietà e la doppia autenticazione da parte degli Uffizi e della Cinello.

Nel concreto, i Digital Art Work si presentano come schermi incorniciati raffiguranti l’opera d’arte.

Quali sono le opere degli Uffizi disponibili in DAW

Oltre al Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti, tra le opere d’arte degli Uffizi disponibili per essere riprodotti in formato DAW ci sono: la Madonna del Granduca, la Velata e la Madonna del Cardellino di Raffaello Sanzio, La nascita di Venere, la Primavera e la Calunnia di Botticelli, L’annunciazione e il Battesimo di Cristo di Leonardo Da Vinci, L’Eleonora da Toledo del Bronzino, il Bacco di Caravaggio, I quattro filosofi di Rubens, La leda e il cigno di Tintoretto, la Venere di Urbino di Tiziano, La veduta di Palazzo Ducale a Venezia di Canaletto.

DAW: la spiegazione dell’azienda Cinello

In alcune dichiarazioni riportate da ‘FirenzeToday’, Luca Renzi, direttore generale di Cinello, ha spiegato: “Il costo di ogni opera è stato deciso con il museo, il prezzo è soggetto a trattativa con il cliente e, dopo la conclusione dell’affare, con la Galleria dividiamo il pagamento ricevuto al netto delle spese. Per chiarirci il Tondo Doni è stato venduto per 240mila euro, tolti l’Iva e i costi del monitor, della tecnologia e altro siamo arrivati a 140mila euro che sono stati divisi con gli Uffizi”.

Ancora Renzi: “Ogni opera digitale è unica per questo il prezzo salirà. Mi spiego meglio: chi vorrà comprare il Tondo Doni dovrà pagare di più in quanto le copie disponibili non sono più 9 ma 8 e così via”.