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Per il lago turchino del Sorapiss è scattato un doppio allarme

Lanciato un doppio allarme sul Sorapiss, l'iconico lago turchino che si trova nel cuore del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, in Veneto

Si intitola “Ghiacciai in ritiro. Biodiversità in estinzione” il video pubblicato lunedì 24 maggio 2021, in occasione della Giornata Europea dei Parchi, dal Muse, dall’Università degli Studi di Milano e dal Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. L’obiettivo è raccontare le ultime ricerche condotte nell’area del lago turchino del Sorapiss, nelle Dolomiti Ampezzane, per evidenziare la sua unicità ma anche i rischi che sta correndo questo sito patrimonio Unesco.

Dove si trova il massiccio del Sorapiss

In Veneto, nel cuore del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, si trova il massiccio del Sorapiss, anche detto Sorapìs. Nel versante settentrionale esso ospita 3 ghiacciai in costante e forte ritiro fin dalla metà degli anni Ottanta. Il lago turchino omonimo attira ogni anno nei mesi estivi migliaia di persone. Attorno a esso sopravvivono comunità vegetali e animali da studiare, proteggere e monitorare, dal momento che alcune di esse sono a rischio estinzione.

Quali rischi sta correndo il Sorapiss

Michele Da Pozzo, direttore del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo, ha dichiarato: “Fino a pochi anni fa il Lago del Sorapiss era una delle tante mete delle Dolomiti Ampezzane, assieme a molti altri bei laghi di questa zona. Da qualche tempo il turismo è andato via via aumentando. I cambiamenti climatici e la sempre maggior frequentazione di certi ambienti dolomitici hanno investito in maniera accelerata questo territorio, ponendoci di fronte a problemi seri di conservazione e dubbi sulla sostenibilità della frequentazione turistica. Con gli specialisti di MUSE e dell’Università di Milano stiamo studiando la dinamica passata e presente nonché la biodiversità floristica e faunistica di questo sito. Faremo di tutto per salvaguardarlo e lasciarlo, nei limiti del possibile, ancora fruibile”.

Christian Casarotto, glaciologo del MUSE, ha spiegato: “L’evento più esteso di avanzata dei ghiacciai del Sorapiss fa riferimento alla Piccola Età Glaciale che si è conclusa attorno alla metà dell’Ottocento. Da allora si è assistito a una continua fase di ritiro, intervallata da brevi e modeste avanzate, come ad esempio quella degli anni Ottanta. Oggi il ghiacciaio non lo vediamo quasi più ma è ancora presente, protetto da uno strato di detrito superficiale che lo rende particolare sotto l’aspetto glaciale ma anche biologico”.

Mauro Gobbi, entomologo della Sezione di Idrobiologia e Zoologia degli Invertebrati del MUSE, ha aggiunto: “Oltre al ritiro dei ghiacciai, uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico è proprio l’incremento del detrito roccioso sulla superficie dei ghiacciai che li sta trasformando da ghiacciai bianchi a neri. Questa copertura. se superiore ai 5-10 centimetri, funge da coperta isolante che rallenta il tasso di fusione dei ghiacciai: uno strato che offre condizioni microclimatiche particolari, come temperature medie annuali inferiori agli 0°C e umidità prossima al 100%, che permettono la sopravvivenza di diversi organismi, molti dei quali ancora poco noti, che necessitano, per sopravvivere, di ambienti costantemente freddi”.

Marco Caccianiga, botanico dell’Università degli Studi di Milano, ha sottolineato: “Il ritiro dei ghiacciai libera aree sempre più ampie che vengono colonizzate da organismi vegetali e animali. È come muoversi nel tempo, osservando le tappe di questa conquista lenta e progressiva di terreni in origine sterili. Terreni difficili e instabili, che richiedono adattamenti particolari: ne è un esempio il Papavero Alpino, di colore giallo per attirare gli impollinatori. Il lento passaggio da queste comunità pioniere a comunità mature e strutturate è uno di quei fenomeni dinamici innescati dal cambiamento climatico che dobbiamo imparare a conoscere e monitorare perché interessano in modo importante tutti gli ambienti d’alta quota”.

L’appello per il Sorapiss

L’appello di Sabrina Pais, custode del rifugio Alfonso Vandelli al Sorapiss: “Serve una maggior presa di coscienza dell’ambiente, della natura e tutto ciò che ci circonda. Sono doni che abbiamo ricevuto e abbiamo il dovere di mantenerli sia per noi che per le generazioni future”.