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Un gigantesco animale è affiorato dalla secca del fiume Po

Pianura Padana, grande scoperta: grazie alla secca del fiume Po è affiorato il teschio gigante di un antico animale, conosciuto come megacero

Animale gigantesco affiorato dalla secca del Po

La secca del Po sta facendo affiorare reperti archeologici di notevole valore naturalistico: scheletri di mammut, lupi e bisonti. L’ultimo ritrovamento riguarda la testa di un megalocero, noto anche come megacero oppure corvo gigante.

L’enorme teschio è spuntato fuori da uno degli spiaggioni di Isola Serafini, un’isola fluviale del Grande Fiume situata a cavallo del territorio compreso tra i comuni di Spinadesco in provincia di Cremona, Monticelli d’Ongina in provincia di Piacenza e Castelnuovo Bocca d’Adda in provincia di Lodi.

Pur essendo conosciuto con il nome di alce irlandese, il cervo megacero, il cervo megacero ha popolato un’area molto vasta che va dall’Europa fino all’Asia centrale. I ritrovamenti più antichi di questa specie risalgono addirittura a 400 mila anni fa. L’animale era strettamente imparentato con i cervidi odierni.

Il teschio gigantesco affiorato dalla secca del Po

La specie a cui appartiene il teschio affiorato grazie alla secca del Po, fiume dove nascerà un nuovo ponte, era tra le più caratteristiche abitanti della zona definita come la megafauna del Pleistocene, insieme ai più conosciuti mammut. Sono diverse le ipotesi formulate riguardante l’estinzione del megacero: fino a pochi anni fa, molti studiosi pensavano fosse avvenuta verso la fine dell’era glaciale e quindi nel Pleistocene che risale a più di 10.000 anni fa.

Una seconda corrente di pensiero, più accreditata, ha però cambiato le carte in tavola. Tutto è iniziato grazie al rinvenimento di alcuni resti fossili di due Megaloceror Giganteus sull’isola di Man e nel sud ovest della Scozia. La scoperta e il successivo studio hanno portato gli scienziati a posticipare di oltre mille anni la data di estinzione.

I test effettuati al radiocarbonio per determinare la data di morte, infatti, hanno svelato che i due esemplari sono morti “solo” 9.200 e 9.400 anni fa. Tali risultati provano che questa specie è sopravvissuta fino alla fine dell’era dei ghiacci e aveva abitato la Terra anche in pieno Olocene, quando la temperatura del globo terreste era nettamente più temperata.

Il teschio di megacero è solo l’ultimo ritrovamento archeologico favorito dalla siccità del Po che ha restituito reperti di diversi animali come bisonti, elefanti, mammut, rinoceronti e lupi tutti nascosti nel letto del fiume e adesso custoditi all’interno del Museo Naturalistico Paleoantropologico di San Daniele Po, in provincia di Cremona. Nel museo c’è anche il femore di un elefante e l’osso frontale di un uomo di Neanderthal, al momento l’unica eccezionale testimonianza della presenza di questa specie nell’area che corrispondeva all’odierna Val Padana, un tempo abitata addirittura da ittiosauri.

“Sono animali che non si assocerebbero alla Pianura Padana, ma 180.000 anni fa, ovviamente, era tutto diverso – le parole di Davide Persico, professore di Paleontologia a Parma, riportate da Repubblica.it – Ormai credo che Po abbia dato quel che poteva. Servirebbe una nuova piena e poi una magra, rimescolerebbe i fondali e porterebbe alla luce qualcos’altro. Ma speriamo in una piena e basta: questo è il periodo in cui normalmente capitano e invece siamo in secca perché l’inverno è stato asciutto, la situazione non è facile”.

L’Italia è un Paese caratterizzato da continue scoperte archeologiche nelle più disparate zone della Penisola. In alcuni casi, lo studio del territorio porta a risultati sorprendenti: basti pensare che sul Ghiacciaio del Calderone è stata scoperta una nuova specie animale che appartiene all’ordine dei collemboli ed è già in via di estinzione.