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Quali meduse ci sono in Sardegna: c'è una specie "pericolosa"

Quali e quante meduse ci sono in Sardegna: i dati del monitoraggio delle specie condotto da parte Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Medusa Pelagia noctiluca

L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna (ARPAS) ha pubblicato il nuovo opuscolo intitolato “Le meduse in Sardegna. Bioecologia e distribuzione delle specie avvistate durante i monitoraggi della Strategia Marina” che raccoglie tutti i dati sugli avvistamenti di questi organismi tra il 2018 e il 2023.

L’obiettivo del documento è quello di informare e sensibilizzare la popolazione sull’importanza ecologica delle meduse, andando a evidenziare la variabilità e l’abbondanza nei mari della Sardegna, insieme al diverso grado di pericolosità nei confronti dell’uomo in caso di contatto. L’opuscolo è uno strumento prezioso di conoscenza per gli studiosi, per gli appassionati e per i cittadini.

Quali meduse ci sono in Sardegna

Nell’opuscolo di ARPAS si legge che allo stato attuale esistono 643 specie di cnidari nel Mar Mediterraneo: 457 appartengono alla classe degli idrozoi, 164 a quella degli antozoi, 21 alla classe degli scifozoi e una sola specie la Carybdea marsupialis, ai cubozoi.

Dal report si evince che la zona della Sardegna caratterizzata da un più elevato numero di avvistamenti di meduse è quella Settentrionale: i valori massimi si sono registrati nell’are di Porto Torres con ben 101 osservazioni. Il settore marino di Villasimius, invece, è quello che spicca per la maggiore biodiversità: qui sono state ritrovate 6 diverse specie di meduse.

La specie di medusa più diffusa in Sardegna è la velella velella con 114 avvistamenti, spesso in colonie molto numerose: gli esemplari di questa specie sono stati avvistati in varie occasioni nelle acque del Nord e meno nella zona di Cagliari, inserita nella classifica delle città con il miglior clima d’Italia.

La velella velella, chiamata anche Barchetta di San Pietro, è una medusa che presenta tossine innocue per gli esseri umani: di solito produce un “lieve pizzicore” sulla cute in caso di contatto. La medusa bussola rappresenta una specie urticante: gli effetti come dermatiti, prurito e bruciore si manifestano entro 20 minuti dal contatto, ma spariscono nel giro di poche ore.

La Phyllorhiza punctata, di origini pacifiche, è al momento l’unica specie non indigena riscontrata nel corso delle attività di monitoraggio. Il polmone di mare è un’altra specie innocua per l’uomo, anche se il contatto può provocare prurito, dermatiti e arrossamenti su soggetti particolarmente sensibili.

La medusa luminosa da bollino rosso

Tra tutte le meduse presenti nel mare della Sardegna, quella più urticante è la specie Pelagia noctiluca, nota anche come “medusa luminosa”, per via della sua capacità di emettere luce bioluminescente di colore verdastro, grazie a speciali cellule chiamate fotociti.

La Pelagia noctiluca viene indicata da bollino rosso nell’opuscolo di ARPAS, dove viene definita molto urticanti. A tal proposito nell’opuscolo si legge: “La medusa luminosa rappresenta una delle meduse più urticanti del Mediterraneo. Sebbene
non causi gravi ustioni determina reazioni molto dolorose”.

La medusa luminosa presente 8 tentacoli sottili che possono raggiungere i 2 metri di lunghezza e 4 possenti braccia orali; si nutre di plancton e piccoli pesci che cattura tramite i suoi tentacoli altamente urticanti. Molto comune nel Mar Mediterraneo, questa specie vive circa due anni.

La specie Pelagia noctiluca è stata avvistata in tutte le aree di monitoraggio, con un totale di 164 individui osservati, concentrati principalmente nell’area di Alghero e di Porto Torres. I picchi di abbondanza sono stati raggiunti nel 2018 con 70 individui avvistati però esclusivamente nella Sardegna Settentrionale.