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Il primo libro di cucina è stato scritto in Sicilia

A scriverlo fu un poeta amante del buon cibo, considerato il primo gastronomo della storia

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Il primo libro di cucina è stato scritto in Sicilia

Il primo libro di cucina non è stato scritto da un cuoco, bensì da un poeta vissuto nella seconda metà del IV secolo a.C. in una delle più antiche città della Sicilia. Parliamo di Archestrato di Gela, che, oltre a essere considerato il precursore di Epicuro, è stato anche un vero e proprio cultore dell’arte del piacere e il primo gastronomo della storia.

Amante del buon cibo, il poeta siceliota (termine usato nell’antichità classica per designare gli abitanti delle colonie greche di Sicilia) fu autore di quella che è ritenuta la prima guida gourmet, di cui oggi restano solo 62 brevi frammenti, oltre a 11 versi di una traduzione e rielaborazione di Ennio.

Il poemetto è conosciuto sotto vari titoli: secondo il filosofo Crisippo si intitolava “Gastronomia”, ma tra gli studiosi è più diffuso il titolo “Hedypatheia”, letteralmente “Poema del buongustaio”, attribuito da Callimaco.

Nella sua opera, Archestrato di Gela descrive i lunghi viaggi nel Mediterraneo da lui intrapresi alla ricerca del miglior cibo e dei vini più pregiati. Il poeta e buongustaio si soffermava sulla materia prima, sulla denominazione d’origine dei prodotti alimentari (in particolare del pesce, di cui indicava le specie più rinomate, i luoghi di provenienza e le stagioni di pesca), ma anche sulla produzione e la conservazione del vino o sulle varietà di farina utilizzate dai fornai.

Spiegava, poi, come preparare un banchetto a regola d’arte, apparecchiando la tavola con altrettanta cura per un numero massimo di tre o quattro commensali. Infine, indicava con versi intrisi di ironia come cucinare le varie pietanze, preservando la qualità degli ingredienti.

A tal proposito, era spesso polemico nei confronti dei cuochi dell’epoca, che amavano fare un uso smodato dei condimenti e preparare piatti troppo elaborati, che andavano a snaturare alimenti prelibati.
Da autentico precursore della nouvelle cuisine, Archestrato di Gela proponeva, al contrario, metodi di cottura più raffinati, ad esempio in foglie di vite o bieta.

Per quanto riguarda il pesce, di cui andava ghiotto, il poeta siceliota suggeriva dove acquistarlo e come prepararlo. Per gustare nel migliore dei modi una prelibatezza come il tonno di Sicilia, ad esempio, l’antico gastronomo consigliava di tagliarlo a pezzi e metterlo in salamoia in giare capienti, mentre lo sgombro andava conservato per tre giorni, prima di essere messo sotto sale dentro un’anfora nuova.