Prima della Scala, La forza del destino di Verdi porta sfortuna?
'La forza del destino' di Giuseppe Verdi, tra superstizioni, tragedie storiche e arte, torna alla Scala di Milano come protagonista della Prima
Con l’arrivo del 7 dicembre, data in cui tradizionalmente si tiene la Prima della Scala di Milano, si rinnova l’interesse per le opere scelte per questa prestigiosa apertura di stagione. Quest’anno protagonista è ‘La forza del destino‘ di Giuseppe Verdi, un’opera dal passato affascinante, ma anche da una fama sinistra che da decenni alimenta leggende e superstizioni!
Perché si dice che “La forza del destino” porta sfortuna
Gli appassionati si dividono tra chi considera ‘La forza del destino’ un capolavoro ineguagliabile e chi, per scaramanzia, evita persino di pronunciarne il titolo.
Dove nasce questa fama? Gli aneddoti e gli episodi associati a quest’opera sembrano suggerire una “forza” decisamente meno metaforica e più… sfortunata.
‘La forza del destino’ venne commissionata a Giuseppe Verdi nel 1861 per la prima rappresentazione a San Pietroburgo.
Fin dall’inizio, però, l’opera fu circondata da incidenti: la prima non ebbe luogo come previsto a causa di un malore improvviso della cantante protagonista, mentre Francesco Maria Piave, librettista della composizione, fu colpito da un attacco apoplettico poco dopo.
Col passare degli anni, l’elenco delle tragedie legate a quest’opera è cresciuto. Tra i casi più celebri, la morte del baritono Leonard Warren, avvenuta nel 1960 sul palco del Metropolitan di New York durante una rappresentazione. E non solo eventi personali: nel 1939, mentre l’opera era in scena a Varsavia, le forze tedesche invadevano la Polonia, e durante una tournée a Tokyo nel 2011, un terremoto colpì il Giappone proprio mentre l’orchestra stava eseguendo La forza del destino.
A poche ore dalla Prima della Scala 2024, molti artisti e spettatori hanno ammesso di lasciarsi influenzare dalla superstizione mentre altri, invece, si sono detti immuni.
Secondo quanto riportato su ‘Il Corriere della Sera’, il regista Leo Muscato e il baritono Ludovic Tézier, interprete di don Carlo di Vargas, hanno dichiarato che è inutile farsi condizionare: “Bisogna fregarsene e pensare alla luce. E comunque non esistono opere senza incidenti”.
Anche Verdi, da uomo di teatro, pare non fosse del tutto immune a certi rituali scaramantici. Tuttavia, l’opera è sopravvissuta a ogni pregiudizio, confermandosi un pilastro del repertorio lirico. E proprio questo equilibrio tra il fascino della musica e il timore della “forza del destino” continua a renderla così discussa e amata.
Di cosa parla “La forza del destino” di Verdi
Nonostante la sua fama “menagramo”, ‘La forza del destino’ resta uno dei capolavori di Verdi. Dopo il debutto a San Pietroburgo, il compositore rivisitò profondamente l’opera per una nuova messa in scena alla Scala nel 1869, segnando anche la sua riconciliazione con il teatro milanese. Per questa versione, Verdi modificò il finale, rendendolo meno cupo e avvicinandolo a un’idea di accettazione cristiana del dolore.
Questa revisione, però, non cancellò la carica drammatica dell’opera, che intreccia maledizioni, vendette e fatalità. Alvaro, il protagonista, incarna ancora un nichilismo estremo, e il destino, lungi dall’essere una forza divina, si rivela cieco e crudele.
L’opera è anche caratterizzata da una tinta grottesca: come accade in altre composizioni di Verdi, elementi comici e tragici si mescolano, creando una tensione emotiva unica. I personaggi come la zingara Preziosilla, portatrice di ironia e leggerezza, ne sono un esempio.
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