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Perché le spiagge italiane si stanno tingendo di blu

Dalla Liguria alla Campania, passando per le grandi isole: le spiagge italiane iniziano a tingersi di blu. Che cosa sta succedendo? Ecco il motivo

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Sono molte le spiagge italiane che, in questi primi giorni di maggio, si tingono di blu: responsabile di questo fenomeno è la Velella velella, un organismo appartenente al gruppo degli idrozoi che torna ad affacciarsi nelle nostre acque, nella maggior parte dei casi in grandi aggregazioni che si notano anche da distante. Questi animali formano infatti quelle che, a prima vista, somigliano a delle enormi chiazze bluastre che riflettono i raggi del sole – qualcuno le scambia persino per macchie di petrolio. Ma sono del tutto innocui, assolutamente non pericolosi per la nostra salute e persino un chiaro segnale che le acque in cui nuotano sono molto pulite. Scopriamo qualcosa in più.

Le spiagge italiane diventate blu

Il fenomeno delle spiagge tinte di blu si sta verificando in queste ultime settimane, allarmando tutta Italia. Molto colpita è la Riviera Ligure, con gli arenili di Genova e dei dintorni che sono stati protagonisti di numerosi scatti diventati immediatamente virali sui social. Ma le velelle hanno fatto la loro comparsa anche in Campania, in Sardegna e in Sicilia: non è certo una novità, anche negli scorsi anni queste grandi chiazze bluastre che galleggiano in mare aperto si erano avvicinate pian piano al litorale per poi trasformare le spiagge in “depositi” di questi organismi in decomposizione.

Si tratta infatti di un evento stagionale che non deve destare preoccupazione, come rivelano gli esperti. In primavera, le velelle arrivano dalle profondità marine sino alla superficie, per poi tornare ad inabissarsi all’inizio dell’estate come meduse. Tenute sotto controllo dagli addetti dell’Arpa (l’agenzia regionale per la protezione ambientale), queste creature marine sono oggi sotto gli occhi di tutti. Dapprima si mostrano in mare aperto, dove si riuniscono in grandi agglomerati che somigliano a macchie di petrolio, poi si avvicinano pian piano alla riva e si spiaggiano al sole, andando in decomposizione (e spesso emanando uno sgradevole odore).

Tuttavia non c’è alcun bisogno di allarmarsi: le velelle non hanno alcuna conseguenza per l’uomo, sia mentre si trovano in acqua che nel momento del loro spiaggiamento. Non sono nemmeno urticanti, nonostante siano dotate di cnidocisti, quegli organi presenti in creature come meduse e coralli e che, se stimolati, emettono tossine pruriginose (quando non addirittura pericolose per la salute umana).

Che cos’è la Velella velella

La Velella velella è un organismo appartenente al gruppo degli idrozoi: si tratta di un piccolo polipo delle dimensioni di pochi centimetri, che vive in colonie di numerosi esemplari aggregati tra loro sino a dar vita a chiazze molto grandi. Il loro ciclo vitale è molto particolare. Queste creature emergono in superficie durante la primavera e producono delle meduse, che tornano nelle profondità del mare all’inizio dell’estate per riprodursi sessualmente e dare vita a nuove velelle.

Il loro aspetto è bizzarro: somigliano a dischetti ovali e sono sormontati da una cresta verticale che sembra una vela. Da qui il nome, Velella velella, ma anche il soprannome – è infatti conosciuta come “barchetta di San Pietro”. Il colore bluastro è invece una schermatura dalla luce ultravioletta. Come già detto, non sono pericolose per l’uomo: catturano le loro prede grazie a dei tentacoli che contengono delle tossine, le quali tuttavia sono per noi totalmente innocue, visto che non riescono a penetrare nella pelle e non causano reazioni cutanee. Basta solo non toccarsi occhi, naso e bocca dopo averne presa una in mano.