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Velelle a Genova: cosa sono, perché hanno cattivo odore e rischi

Le velelle, anche note come barchette di San Pietro o di San Giovanni, sono state nuovamente avvistate sulla costa genovese: cosa bisogna sapere

Le velelle, anche conosciute come Barchette di San Pietro o Barchette di San Giovanni, sono tornate a farsi vedere sulla costa genovese. A darne l’annuncio, su Facebook, è stato il Municipio Levante (il Municipio IX di Genova) nella giornata di venerdì 21 aprile 2023.

L’annuncio sull’avvistamento di velelle a Genova

Nel post pubblicato dal Municipio Levante su Facebook, oltre all’annuncio che “a Levante sono arrivate le velelle” si fornisce una breve spiegazione di cosa è una velella e dove è possibile avvistarla con maggiore probabilità: “La Velella velella, detta anche barchetta di San Pietro o di San Giovanni, è una colonia di idrozoi della famiglia Porpitidae. Spesso viene ritrovata in tutti gli oceani, sulle rive o al massimo a 1-2 cm di profondità nell’acqua, con una preferenza per le acque calde o temperate“.

A dare conto della recente presenza di velelle sulla costa genovese è anche ‘Genova Today’, che spiega anche l’origine dell’odore decisamente sgradevole che caratterizza questo organismo quando viene trovato in spiaggia: spiaggiandosi, le velelle muoiono e vanno in decomposizione.

I più recenti avvistamenti di velelle in Italia

L’avvistamento di velelle sulla costa di Genova è solo l’ultimo in ordine di tempo in Italia. Le Barchette di San Pietro (o San GIovanni) sono un “classico primaverile” e già nei giorni scorsi si sono rincorse le segnalazioni della sua presenza in diverse aree del nostro Paese.

Più precisamente, una settimana prima della segnalazione a Genova il fenomeno dello spiaggiamento della velella si era verificato sulla Spiaggia di Levante a Ostia, con una distesa “blu” di almeno un centinaio di esemplari nel tratto di arenile compreso tra il Curvone di Piazzale Magellano e il canale dei Pescatori.

All’inizio del mese di aprile, a essere “invase” da una distesa di velella velella erano state, invece, le spiagge siciliane e, in particolare, le spiagge nel territorio al confine tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, nella provincia di Trapani. Non solo: la Guardia Costiera, sempre all’inizio di aprile, aveva segnalato la presenza della velella anche a Pantelleria, sempre in Sicilia, recentemente nominata miglior isola del Mediterraneo.

L’organizzazione Marevivo, in un approfondimento dedicato in maniera specifica alla velella velella, ha spiegato che a partire dal 2018, nel periodo primaverile, sono state avvistate alcune ‘fioriture’ di velella e più frequenti spiaggiamenti di colonie di questi organismi ormai morti. Negli ultimi anni, in particolare, il maggiore sviluppo della velella, per quanto riguarda l’Italia, si è verificato nel versante occidentale del Mediterraneo, dove sono presenti anche diverse specie di meduse.

All’aumento degli spiaggiamenti di velella velella degli ultimi anni sono state attribuite diverse cause: dai maggiori controlli degli scarichi in mare (e il conseguente minore inquinamento marino) alla scomparsa della tartaruga marina (uno dei maggiori predatori delle velelle). Non solo: c’è anche chi ritiene che le alte concentrazioni delle colonie di velella rilevate negli ultimi anni possono influire negativamente sull’ecosistema marino e, soprattutto, sulla pesca, dal momento quest’organismo è un predatore di plancton e, in particolare, di uova di pesci.

La velella velella è pericolosa?

La particolare forma e il caratteristico colore rendono gli avvistamenti della velella velella molto suggestivi, ma è importante sapere se la Barchetta di San Pietro (o di San Giovanni) è pericolosa per la salute dell’essere umano.

A questo proposito è opportuno precisare che, nonostante la somiglianza con la Physalia physalisCaravella portoghese, anch’essa presente in Italia e pericolosissima, la velella velella non rappresenta un pericolo per l’essere umano (anche se bisogna relazionarsi a esso con cautela), come sottolineato anche da Arpa Sicilia (l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) in relazione a un avvistamento in mare nella zona di Porto Empedocle nel 2019 di questo “organismo planctonico non pericoloso per l’uomo“.