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Palermo, nuova vita per il casolare in cui morì Peppino Impastato

Proposta approvata da parte della giunta regionale della Sicilia sul casolare di Cinisi che vide la morte di Peppino

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Peppino Impastato

Il casolare di Palermo dove venne ucciso Peppino Impastato diventerà bene pubblico.

La Giunta regionale della Sicilia, su proposta del presidente Nello Musumeci, ha approvato ufficialmente gli atti necessari per procedere all’espropriazione dell’edificio di Cinisi e del terreno che lo circonda.

Sono stati impegnati 106.345 euro per l’acquisizione dell’immobile che, cinque anni fa, è stato dichiarato di “interesse culturale”. A stimare il valore del casolare è stato il Dipartimento regionale delle Infrastrutture, mentre il Dipartimento dei Beni Culturali si è occupato della procedura di esproprio dell’immobile di proprietà privata.

Un provvedimento significativo sia nei confronti della famiglia Impastato che di tutta la comunità. L’edificio adesso diverrà un bene pubblico accessibile a tutti, per ricordare il luogo in cui ha perso la vita un martire della mafia, un simbolo che ha combattuto per contrastare la criminalità e rappresenta un esempio di coraggio per i siciliani e per tutte le nuove generazioni.

Il casolare in questione si trova a Cinisi, in provincia di Palermo, dove lo stesso Impastato ha perso la vita nella notte tra l’8 e il 9 gennaio del 1978. Peppino, portato sui binari della ferrovia che passavano vicino alla struttura, venne fatto esplodere con una carica di tritolo.

Nato proprio a Cinisi, un paese di circa 12 mila abitanti, Giuseppe Impastato, noto ai più come Peppino, fu giornalista e attivista che si prodigò per denunciare e contrastare ogni tipo di forma mafiosa. Nel 1976 costituì il gruppo Musica e cultura, svolgendo attività culturali come cineforum, teatro e dibattiti, per poi fondare un anno dopo Radio Aut, una radio libera e autofinanziata attraverso la quale denunciava i crimini e gli affari dei malavitosi di Cinisi e di Terrasini. Celebre la trasmissione “Onda Pazza a Mafiopoli” con la quale, attraverso una satira pungente e divertente, si prendeva gioco dei mafiosi e dei politici.

L’impegno sociale di Peppino Impastato non risparmiò la politica: si candidò alle elezioni provinciali del 1978 nella lista di Democrazia Proletaria. Purtroppo non riuscì mai a conoscere l’esito delle votazioni perché, nel corso della campagna elettorale, venne assassinato.

Era la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978 quando venne fatto saltare in aria sui binari della ferrovia a pochi metri dal casolare di Cinisi. Una notte nera per l’Italia, visto che proprio in quelle stesse ore, in via Caetani a Roma venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana.

Adesso il casolare in provincia di Palermo in cui si spense per sempre Peppino Impastato diverrà bene pubblico per tramandare la sua memoria alle nuove generazioni.