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Milano e Lombardia invase dalla Popillia japonica: cos'è e rischi

La Popillia japonica, un parassita molto infestante noto anche come coleottero giapponese, ha invaso Milano e la Lombardia: cos'è, rischi e rimedi

Popillia japonica

La Popillia japonica, parassita particolarmente infestante che fa parte della famiglia degli scarabei, nota anche col nome di coleottero giapponese, ha invaso Milano e la Lombardia.

Popillia japonica: cos’è e rischi

La Popillia Japonica, come detto, è un insetto particolarmente infestante, classificato dalla Unione europea tra i primi 20 “organismi nocivi da quarantena”. Si nutre di oltre 300 specie tra alberi e piante, ricoprendo la pianta e riducendo la foglia a una struttura scheletrica traforata. Oltre alle defogliazioni, i coleotteri giapponesi provocano anche danni strutturali a fiori e frutti e, alla fine, conducono alla morte la pianta.

Generalmente, questi parassiti escono dal terreno verso la fine del mese di maggio e resistono fino a settembre. Grandi circa 10 millimetri, si riconoscono per il caratteristico color verde metallico con riflessi bronzei e per i 12 ciuffi di peli bianchi attorno al dorso, che lo differenziano dal “maggiolino degli orti” italiano.

Lombardia invasa dalla Popillia japonica: i numeri

Secondo i dati aggiornati a settembre 2020 riportati dal ‘Corriere della Sera’, sono 499 i comuni della Lombardia infestati dal coleottero giapponese. Le zone “cuscinetto” sotto osservazione sono 220. L’infestazione del parassita si espande con un raggio di circa 10 chilometri all’anno. Attualmente, è presente nelle province di Como, Lecco, Lodi, Milano, Monza e Brianza, Pavia e Varese, per un totale di oltre 7.400 chilometri quadrati, pari a quasi un terzo della Lombardia.

A Milano l’invasione di Popillia Japonica è stata notata in diverse aree, specialmente nella zona della Biblioteca degli Alberi e del Bosco Verticale.

Popillia japonica, i rimedi: cosa fare

L’assessorato al Verde del Comune di Milano, come riportato dal ‘Corriere della Sera’, ha fatto sapere che “la situazione è purtroppo nota, ma per adesso non c’è soluzione: la direttiva che disciplina la lotta al coleottero sul territorio nazionale ha vietato l’utilizzo degli insetticidi nei contesti urbani. Le trappole che non prevedono prodotti chimici sono misure di contenimento, non risolutive”.

Il Servizio fitosanitario regionale ha attuato un piano di controllo che prevede l’uso di due tipi di trappole, uno con funzione “attract and kill” e l’altro per la cattura di massa.

Gli esperti sconsigliano l’uso di trappole in orti o giardini privati, considerato che il loro potere attrattivo è molto più grande della effettiva capacità di cattura e si correrebbe il rischio di ritrovarsi con un’infestazione ancor più grave.

Ai privati che vogliono debellare l’insetto e mettere in sicurezza le loro piante si consiglia, invece, di rimuoverlo a mano e farlo cadere in acqua e sapone o di usare reti di protezione.

In caso di avvistamento degli insetti, il sito di Regione Lombardia raccomanda di “controllare la presenza dei ciuffi di peli bianchi ai lati dell’addome; fotografarli e eliminarli; osservare su quale pianta fosse presente e se in gruppo; fare una segnalazione all’indirizzo mail popillia@ersaf.lombardia.it”.