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Le meraviglie sotterranee di Urbino Ipogea

Tra antichi cunicoli e meravigliosi ipogei, il fascino di Urbino travalica la superficie e affonda radici fin nel sottosuolo

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La città di Urbino rappresenta un crocevia di arte storia e cultura. Peculiarità che le sono valse il riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità Unesco. Ma le magnificenze del comune marchigiano non si limitano alla sua superficie. Anche la Urbino Ipogea, il sottosuolo della città incastonata nelle suadenti colline marchigiane, è ricolma di rara bellezza.

La perla del Rinascimento, meta di studiosi e artisti che ne hanno arricchito il complesso urbano, nasconde nelle sue profondità un fitto dedalo di cunicoli e grotte artificiali, frutto del lavoro certosino effettuato dagli antichi romani per rifornire l’antica città di acqua. Le falde acquifere sono sempre state insufficienti a garantire l’apporto idrico necessario al fabbisogno dell’antico insediamento, brulicante di vita fin dall’epoca preromana.

Gli ingegneri idraulici romani non si persero d’animo e decisero di sconfiggere la siccità tipica del centro antico tramite la costruzione di cisterne che riuscirono nel prezioso intento di convogliare le acque piovane e di raccogliere le riserve idriche presenti nel sottosuolo. Una complessa rete di tubature in piombo garantì poi l’approvvigionamento d’acqua ai cittadini che finalmente riuscirono a sconfiggere la penuria idrica.

Gli immani lavori hanno lasciato in eredità alla bella città, patria dei Montefeltro e dei numerosi artisti e letterati ospitati dal mecenate Federico, una fitta serie di opere idrauliche che si sviluppano in centinaia di pozzi, cisterne e numerose sorgenti. Tra queste spicca l’Acquedotto di Santa Lucia, l’opera più importante del capoluogo marchigiano, riscoperta solo alla fine degli anni ’80,  ma non meno suggestivi sono i cunicoli della condotta di Via dei Morti e della Fonte del Leone.

Il Gruppo Speleologico Urbinate ha provveduto negli ultimi anni ad effettuare l’esplorazione delle opere sotterranee di cui si era persa memoria. Solo attraverso antichi documenti del XIX secolo è stato possibile appurare l’esistenza di questo patrimonio sotterraneo, tramite le testimonianze degli ingegneri dell’epoca che ne hanno descritto minuziosamente la topografia. Importanti epigrafi risalenti anche al 1561 testimoniano le assidue frequentazioni di cui questi passaggi sotterranei sono stati protagonisti nel corso dei secoli.

Agli occhi degli esploratori del sottosuolo si aprono budelli, ipogei artificiali di meravigliosa fattura e ricchi di storia. Una miriade di mattoni in cotto, risalenti al periodo rinascimentale, portano testimonianza della pregevole fattura dell’opera che arricchisce la meravigliosa città di Urbino di un fascino che travalica la superficie e affonda radici fin nelle gallerie del sottosuolo.

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