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In Abruzzo il primo ristorante in Italia con Nft: cosa si mangia

Il primo ristorante in Italia ad aprire le porte agli NFT utility è in Abruzzo e si chiama Oishi Japanese Kitchen: in vendita anche un menu dedicato

Sashimi

Il primo ristorante in Italia a utilizzare gli Nft è in Abruzzo: si chiama Oishi Japanese Kitchen ed è un locale di Pescara che propone cucina giapponese. Il suo CEO Luca Di Marcantonio ha deciso di iniziare a vendere sashimi virtuali realizzati dal digital artist Pierpaolo Barnabei che i clienti possono acquistare, assieme al menu.

Cosa sono gli Nft

Gli Nft, “Non Fungible Token“, sono opere digitali da collezione e investimento, unici, non modificabili e non replicabili, registrate su blockchain e quindi dalla proprietà univoca e certificata. Secondo molti, rappresentano un’autentica rivoluzione per il sistema dei certificati di proprietà.

Il primo ristorante in Italia con gli Nft

Al ‘Corriere della Sera’, Luca Di Marcantonio, CEO di Oishi Japanese Kitchen, ha spiegato così la scelta di diventare “il primo ristorante in Italia ad aprire le porte agli NFT utility”: “I clienti rimangono stupiti dalla bellezza delle nostre creazioni. Allora abbiamo pensato: ‘Perché non le trasformiamo davvero in opere artistiche?’. Nel giro di poche settimane ci siamo attrezzati e abbiamo iniziato a vendere”. Poi ha aggiunto: “I nostri sono NFT utility. I clienti diventano proprietari dell’opera, ma hanno diritto pure a benefit annessi”.

Cosa si può comprare e mangiare da Oishi Japanese Kitchen

La scelta per i clienti di Oishi Japanese Kitchen è ampia. La collezione di crypto art legata al ristorante giapponese di Pescara e realizzata da Frutta (questo è il nome d’arte del digital artist Pierpaolo Barnabei) è dedicata ai temi dei desideri e delle aspirazioni umane.

Per il momento, sulla piattaforma OpenSea (il mercato virtuale dedicato agli Nft), sono state vendute 5 opere, molto somiglianti tra di loro. Le opere ritraggono sempre una ragazza di profilo che, sulla sua testa, ha stampate delle fotografie polaroid con i piatti creati dagli chef Michel Medina e Mikko Courpoz e la scritta “Always on my mind” (che è anche il titolo della collezione). Ciò che rende unici i pezzi sono le sfumature cromatiche e lo sfondo, che sono sempre diversi. Sulla piattaforma OpenSea le opere sono denominate OishiNFT e, per averle, bisogna possedere Ethereum, la valuta digitale che alimenta le transazioni su blockchain.

Non solo: tra le attività esclusive che Oishi Japanese Kitchen include nel pacchetto degli Nft è presente anche un menu dedicato, denominato “Omakase” (che in italiano può essere tradotto con la parola “fidarsi”. Si tratta di “un percorso di sapori dove cucina orientale e occidentale si fondono per ottenere un connubio irresistibile”.

I possessori di Nft avranno, inoltre, accesso a piatti fuori menu, scontistiche riservate, possibilità di pagare in criptovalute e accesso a una community esclusiva per restare sempre in contatto diretto con lo staff e la proprietà del ristorante giapponese.

Il CEO di Oishi Japanese Kitchen Luca di Marcantonio ha chiosato al ‘Corriere della Sera’: “In questo modo non vogliamo solo attirare i clienti con una cosa figa, ma sperimentare un nuovo modo di comunicare il cibo. Ecco perché questo progetto è nato in sinergia con Blue Muu Lab, un’agenzia di marketing e turismo di cui sono socio che si sta lanciando con forza nel mondo degli Nft. Il nostro obiettivo è creare una vera e propria community”.