I granchi blu italiani potrebbero essere usati per fare l'asfalto
Il granchio blu è un crostaceo che sta invadendo i mari italiani per questo ora si sta pensando di usarlo come risorsa ecologica per produrre asfalto
Il granchio blu sta invadendo i mari italiani e mettendo in crisi il comparto della pesca tanto che due regioni italiane, Veneto ed Emilia-Romagna, hanno richiesto lo stato di emergenza. Questo crostaceo, infatti, attacca cozze e vongole ma mangia anche i pesci appena nati di sardine e acciughe, e i gamberetti danneggiando così non solo l’ecosistema ma anche la pesca di diverse specie. La sua massiva presenza ha quindi spinto diversi esperti a pensare come potrebbe essere possibile risolvere la situazione: oltre all’uso in cucina il granchio blu potrebbe essere utilizzato anche per produrre asfalto e altri prodotti.
Il Granchio blu potrebbe essere usato come risorsa ecologica
Considerato fino a qualche tempo fa una specie aliena, il granchio blu si è sviluppato velocemente nelle acque dei nostri mari tanto che ora si parla di dover “convivere” con questo crostaceo. La sua presenza, infatti, sta provocando notevoli danni al comparto della pesca dato che l’Italia è sempre stata tra i primi paesi europei e il secondo a livello mondiale per la produzione di vongole veraci. Per questo motivo in molti hanno iniziato a parlare del granchio blu come ingrediente da usare nella cucina italiana, tanto che diversi chef come Alessandro Borghese hanno proposto ricette con l’utilizzo di questo crostaceo. La sua presenza nelle nostre acque è così massiccia, però, che si è espressa anche l’idea di utilizzare il granchio come una risorsa ecologica. Tra le proposte di cui si parla ci sono quelle che prendono in considerazione il granchio per produrre biogas o addirittura asfalto.
Oltre ad essere adibito al consumo umano, infatti, questo crostaceo può essere usato come polimero per fare il selciato, una cosa che già accade con i gusci di cozze e vongole. La direttrice di Coldiretti Veneto, Marina Montedoro, ha spiegato i progetti al momento in discussione e le sue dichiarazioni ad un convegno sono state riprese dal Corriere: “Per fare di questo rifiuto speciale una risorsa si sta provando a utilizzarlo come polimero per fare il selciato; già succede con i gusci di cozze e vongole.” I test sullo smaltimento circolare del granchio blu sono, però, cominciati da poco e non si hanno ancora certezze; lo scopo è convertire in una risorsa un animale che per ora sta creando gravi danni al settore della pesca in molte regioni italiane, con Veneto ed Emilia Romagna tra le regioni più danneggiate. Spiega sempre la direttrice Montedoro altre ipotesi ancora in fase di test: “L’idea è usare il granchio blu per la produzione di biometano. Se i risultati saranno soddisfacenti si passerà alla scala impiantistica”.
La cattura del granchio blu
Stando ai primi dati condivisi dal Corriere in circa tre mesi sono stati catturati all’incirca quattromila quintali di granchio blu. Da parte del Governo ci sono già state diverse dichiarazioni sul fatto che lo smaltimento del granchio blu non deve gravare ulteriormente sui pescatori che sono una categoria già danneggiata dalla situazione. Secondo Fedagripesca Confcooperative il danno economico causato dalla presenza del granchio blu si aggirerebbe attorno ai 100 milioni di euro, anche se è difficile in questo momento calcolare in maniera precisa la cifra perché i numeri delle perdite sono in continuo aumento ogni giorno.
Da Coldiretti Veneto, Marina Montedoro ha spiegato anche “Considerato che si mangia esclusivamente il maschio, non la femmina né i piccoli, e che solo il 4 per cento del pescato può dunque essere adibito al consumo umano, le strategie di emergenza da attuare sono la cattura e il macero.”
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