Etna in eruzione, crolla parte del cratere: cosa sta succedendo
L'Etna ha ripreso la sua attività eruttiva e il crollo del fianco del cratere Sud-Est ha innescato la formazione di una gigantesca nube di fumo
L’Etna, il vulcano attivo più grande d’Europa e uno dei più affascinanti al mondo, domina la Sicilia orientale con i suoi oltre 3.300 metri di altezza. La sua storia eruttiva è antichissima, documentata fin dai tempi dei Greci e dei Romani. Con le sue eruzioni frequenti e spesso spettacolari, l’Etna è oggetto di studio di molti vulcanologi ma anche una meta irresistibile per escursionisti e turisti provenienti da tutto il mondo. L’ultima fase eruttiva in corso ha attirato l’attenzione di cittadini e scienziati per la sua intensità e per i boati avvertiti nei paesi alle pendici del vulcano. L’attività si concentra principalmente nel cratere di Sud-Est, uno dei più attivi, dove si registrano anche forti esplosioni e colate laviche.
Eruzione sull’Etna: crolla parte del cratere, nube alta chilometri
Nelle ultime ore sull’Etna si è verificato un fenomeno spettacolare ma che ha fatto anche in parte preoccupare. Un crollo parziale del fianco settentrionale del cratere di Sud-Est che ha innescato la formazione di una gigantesca nube di fumo nero alta diversi chilometri. Secondo quanto comunicato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania, il materiale caldo ha oltrepassato la zona della Valle del Leone, a circa 2900 metri di quota. Al momento, l’attività eruttiva è circoscritta alle quote sommitali, lontano dai centri abitati, anche se la nube di cenere rappresenta una minaccia per il traffico aereo. L’allerta per l’aeroporto di Catania è stata elevata al livello rosso, il più alto nella scala di allerta VONA (Volcano Observatory Notice for Aviation). Nonostante questo, i voli risultano ancora regolari grazie alla direzione dei venti che, per ora, allontanano la nube dalle rotte aeree.
Le esplosioni, ben visibili anche a distanza, sono state segnalate dai residenti di Nicolosi, Zafferana Etnea, Linguaglossa e di altri comuni che si affacciano sul vulcano, i quali hanno raccontato di aver udito i boati dell’Etna con grande chiarezza. La colonna di fumo e cenere si è alzata per chilometri nel cielo, mentre fontane di lava hanno illuminato la notte siciliana. Video e foto dell’eruzione hanno invaso i social media, rendendo l’evento virale e confermando ancora una volta il fascino e la potenza del vulcano siciliano. Con il passare del tempo, secondo i vulcanologi, l’intensità dell’eruzione potrebbe subire una lieve attenuazione, ma la situazione resta monitorata con attenzione.
Le parole dell’esperto: durata e pericoli
Marco Viccaro, docente di Geochimica e Vulcanologia all’Università di Catania e presidente dell’Associazione Italiana di Vulcanologia, ha spiegato che l’Etna sta attraversando una fase eruttiva che potrebbe durare anche mesi. Le sue spiegazioni si possono leggere nell’intervista fatta dal ‘Corriere della Sera’: “Il vulcano si è alimentato con nuovo magma”, ha dichiarato Viccaro, “e il parossismo di questa notte rientra nelle dinamiche di un vulcano in costante attività”. Inoltre, l’esperto ha aggiunto: “Questo nuovo ciclo di attività al cratere di Sud-Est potrebbe evolvere per settimane se non mesi, con episodi analoghi cui abbiamo assistito”
Secondo l’esperto, i flussi piroclastici generati dal crollo parziale del fianco del cratere rappresentano un pericolo potenziale nella zona sommitale e nelle aree medio-alte, ultimamente frequentate da molti turisti. “Questi flussi – ha spiegato sempre al ‘Corriere’ – sono costituiti da nubi di materiale molto caldo e incandescente, che si muovono a velocità elevate. Possono rappresentare un rischio notevole per chi si trova nelle zone più vicine alla sommità.”
Viccaro ha anche sottolineato come l’attività stromboliana in corso, sebbene intensa non risulta un rischio per la popolazione a bassa quota. Le sue spiegazioni al ‘Corriere’: “Il vulcano è sempre attivo e questa attività rientra nella sua normale dinamica. Non vi sono pericoli per la popolazione nei centri abitati a bassa quota, ma bisogna prestare attenzione alle escursioni nelle aree sommitale e medio-alta.”
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