Allarme Takahashia Japonica in Italia, cos'è e i rischi
La Takahashia japonica, nota come "signora degli anelli", è un parassita di origine asiatica che sta infestando molti alberi della nostra penisola
In questi ultimi mesi un nuovo allarme si è diffuso tra parchi e giardini italiani: si chiama Takahashia japonica, un parassita di origine asiatica che appartiene alla famiglia delle Coccidae. Avvistato per la prima volta in Giappone alla fine dell’Ottocento, questo insetto sta ora infestando gli alberi della nostra penisola, in particolare nel Nord Italia. La sua presenza è facilmente riconoscibile grazie agli ovisacchi bianchi, simili ad anelli, che pendono dai rami delle piante colpite.
Le piante più colpite e i danni causati dalla Takahashia Japonica
La Takahashia japonica, nota anche come “signora degli anelli”, è un parassita polifago, ovvero si nutre di diverse specie vegetali. Le piante più colpite includono l’acero, l’albizia, l’albero di Giuda, il carpino bianco, il gelso nero e bianco e l’olmo. Il parassita si nutre della linfa delle piante, causando un indebolimento generale e di conseguenza la mancata produzione dei frutti. La Takahashia japonica non rappresenta un pericolo per la salute umana o animale. Anche in caso di contatto accidentale con gli ovisacchi, non sono segnalati rischi per le persone o gli animali.
In Europa la sua presenza è stata segnalata per la prima volta nel 2017, in un parco comunale a Cerro Maggiore, nell’hinterland milanese. Da allora, si è diffusa rapidamente in altre zone d’Italia. A Milano era già stato lanciato un primo allarme legato alla massiccia presenza di questo parassita qualche anno fa, quest’anno la situazione è di nuovo sotto attenzione. In Lombardia sono in particolare le zone di Milano e Rho a essere più colpite. Da Rho hanno dichiarato che l’attività di monitoraggio ha rilevato già a inizio maggio la presenza del parassita in sei diverse aree della città, inoltre, segnalazioni sono giunte anche dalle zone di Terrazzano e Lucernate.
Cos’è la Takahashia Japonica e le sue origini
La Takahashia japonica è un insetto appartenente alla famiglia delle Coccidae descritto per la prima volta in Giappone nel 1896, dove infestava principalmente alberi di gelso. Successivamente, si è diffusa in altre regioni dell’Asia orientale, tra cui Corea del Sud, Cina e India. La Takahashia japonica è facilmente riconoscibile per gli ovisacchi bianchi che le femmine depongono sui rami delle piante in primavera. Questi ovisacchi possono contenere migliaia di uova e raggiungere una lunghezza anche di 6-7 centimetri. Una volta schiuse, le larve si spostano sulle foglie delle piante per nutrirsi della loro linfa.
Attualmente essendo una specie aliena, non esistono trattamenti specifici per combattere la Takahashia japonica. Non sono disponibili fitofarmaci efficaci e l’uso di insetticidi comuni non ha dato risultati soddisfacenti. Inoltre, gli ovisacchi sono particolarmente resistenti alle intemperie e una volta presenti sulle piante è difficile rimuoverli. Anche l’idea di introdurre predatori naturali non è considerata una soluzione praticabile poiché potrebbe alterare gli equilibri.
Al parco Moravia di Milano aveva preso il via la prima sperimentazione per combattere questo parassita con l’uso di un prodotto biologico a base di olio di Neem. Pare che la sperimentazione non abbia dato i risultati sperati. L’unica misura di contenimento attualmente praticabile è la rimozione manuale dei rami infestati. Questa operazione, però, deve essere eseguita con cautela, poiché il trasporto delle ramaglie infestate verso le discariche potrebbe contribuire alla diffusione del parassita in nuove zone. In caso di infestazione, specialmente se molto diffusa, gli esperti consigliano di rivolgersi a dei professionisti.
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