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Delitti italiani: Garlasco, Stasi e l'omicidio di Chiara Poggi

Alla scoperta dei delitti italiani: l'omicidio della ventiseienne Chiara Poggi avvenuto nell'agosto del 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia

Pubblicato:

Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Alberto Stasi

Tra i casi di cronaca nera in Italia, il delitto di Garlasco è stato uno di quelli che ha avuto una grande rilevanza a livello mediatico nei primi anni 2000, riempendo pagine e pagine di cronaca nera anche negli anni successivi.

Il delitto di Garlasco: l’omicidio di Chiara Poggi

Nella mattinata del 13 agosto del 2007 a Garlasco, comune di circa 9.000 abitanti situato in provincia di Pavia, è stata ritrovato il cadavere di Chiara Poggi, 26enne laureata in economia.

La ragazza venne colpita con un oggetto contundente (mai identificato) nella villetta in cui viveva insieme alla sua famiglia. Per gli inquirenti la Poggi conosceva il suo assassino: gli avrebbe aperto la porta spontaneamente, quando era ancora in pigiama, visto che non ci furono segni di effrazione all’interno dell’abitazione. La ragazza si trovava da sola in casa perché i genitori e il fratello erano in vacanza.

Il corpo venne ritrovato da Alberto Stasi, il fidanzato allora 24enne e studente di economia all’Università Bocconi di Milano, presente nella classifica Qs rankings by subject del 2024. Il cadavere si trovava riverso sulle scale che conducevano alla cantina della villetta, in una pozza di sangue.

Alberto Stasi fu il primo sospettato del delitto: le sue scarpe erano eccessivamente pulite, come se le avesse lucidate oppure cambiate dopo essere passato sul pavimento pieno di sangue. Nel suo racconto, inoltre, ci furono diverse incongruenze: la Procura di Vigevano lo arrestò il 24 settembre del 2007 salvo poi scarcerarlo quattro giorni più tardi per insufficienza di prove.

Le indagini

Stasi affermò che la mattina del delitto stava lavorando al computer, intendo a scrivere la sua tesi di laurea: una perizia informatica accertò l’utilizzo dalle ore 9.35 alle ore 12.20, ma non chiarì cosa successe in un arco temporale di 23 minuti, dalle ore 9.12 alle ore 9.35, momento in cui si sa che Chiara Poggi disattivò l’antifurto della villetta, ultima prova della sua esistenza in vita.

Le scarpe indossate da Alberto Stasi vennero analizzate con una perizia della scientifica e non risultarono contenere alcuna traccia di sangue. Sulla scena del crimine venne trovato un capello castano chiaro che poi risulterà privo di bulbo e quindi senza DNA. Sotto le unghie della vittima erano presenti dei residui organici che contenevano marcatori maschili compatibili ma non attribuibili con certezza a Stasi.

Il processo e la sentenza

Il processo durò molti anni e fece emergere elementi della colpevolezza di Stasi. Nel 2015 la Corte di cassazione confermò la sentenza-bis della Corte d’appello di Milano, deliberando per la condanna in via definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di reclusione, senza delineare un movente.

Alberto Stasi venne anche condannato a risarcire un milione di euro in sede civile alla famiglia Poggi: dopo aver lavorato come centralinista nel carcere di Bollate e rinunciato all’eredità paterna, risultando nullatenente, nel 2018 ha raggiunto un accordo con la famiglia Poggi per il risarcimento di 700.000 euro, di cui metà già liquidati.

Il caso di Garlasco ha riscosso grande attenzione a livello mediatico, influenzando in maniera importante la cultura di massa: Alberto Stasi viene citato nel singolo “Killer Star” di Immanuel Casto e nella canzone “Controcultura” del rapper Fabri Fibra.