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L'"altra Napoli" finisce sul NYT: perché è l'"archetipo" d'Italia

Il New York Times ha dedicato un articolo alla città di Napoli parlando del "lato oscuro" della città che non viene di solito raccontato nei social

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Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Napoli sul NYT

Napoli, città dal fascino eterno, racchiude secoli di storia, tradizioni radicate e un’energia unica che la rende una delle mete più amate dai turisti di tutto il mondo. Dalle sue strade caotiche e piene di vita ai suoi panorami mozzafiato che si aprono sul Golfo, Napoli è conosciuta in tutto il mondo per la sua ospitalità e convivialità. Dietro l’immagine più fotogenica di questa metropoli, però, si nascondono profonde contraddizioni. Anche il New York Times ha recentemente dedicato un reportage alla città, esplorandone il “lato oscuro e nascosto” e portando alla luce aspetti che spesso non vengono raccontati nei video di Instagram e TikTok.

Le critiche del New York Times a Napoli

Il reportage del quotidiano statunitense New York Times si concentra su quello che definisce il “lato nascosto” di Napoli, una dimensione che resta spesso esclusa dalla narrazione sui social. L’articolo sottolinea il paradosso di Napoli, una città che attrae turisti da tutto il mondo, con un aumento dei flussi soprattutto negli ultimi anni. A incoraggiare visite alla città partenopea sono state anche serie tv di successo come L’Amica geniale di Elena Ferrante e Mare Fuori di Cristiana Farina. Al di là dei racconti televisivi, però, il capoluogo campano viene definito come l’archetipo d’Italia e una città che risulta spesso “scoraggiante” per i suoi stessi abitanti, soprattutto i più giovani.

A preoccupare è il suo lato oscuro e nascosto quello “dell’altra Napoli”. “Mentre i turisti seguono l’odore della pizza fritta, ammirano i murales di Diego Armando Maradona, i balconi con i panni stesi e rimangono incantati dalla bellezza decadente della città,” scrive il New York Times, “Tre giovani ragazzi di 18 e 26 anni sono morti vittime di un’esplosione mentre lavoravano in una fabbrica di fuochi d’artificio improvvisata.” Il quotidiano si riferisce a una delle storie più tragiche accadute di recente. Quella di Aurora e Sara Esposito, gemelle ventiseienni, e del diciottenne Samuel Tafciu, vittime di un’esplosione in una fabbrica di fuochi d’artificio illegale. Una vicenda che evidenzia i problemi legati al mondo del lavoro e le condizioni spesso precarie in alcune realtà della città.

Non meno drammatico è il caso di Francesco Pio Maimone, un diciottenne ucciso a marzo 2023 con un colpo di pistola davanti a uno chalet di Mergellina per una banale lite. Solo una delle tante vicende avvenute che raccontano della criminalità giovanile in città. Questi episodi, secondo il quotidiano, mettono in evidenza l’assenza di alternative per molti giovani napoletani, costretti a lasciare la città per inseguire un futuro migliore. Un lato della città che i turisti spesso non conoscono.

Altre critiche sul Napoli e il turismo in città

Le osservazioni del New York Times non sono le prime a sollevare interrogativi sul rapporto tra Napoli e il turismo. Già in passato, altre voci avevano messo in discussione il modello di crescita turistica della città. Anche il sindaco della città, Manfredi, era intervenuto sul tema affermando che la crescita è un’opportunità ma è necessaria una gestione responsabile per garantire che la città resti vivibile e accogliente. Angelo Mazzone, social media manager e fondatore di “Milano Segreta” a novembre 2024 dopo un viaggio di sei giorni a Napoli aveva acceso il dibattito sul turismo in città con un post critico su Facebook. Mazzone aveva scritto: “Il turismo a Napoli fa schifo! È qualcosa di mortificante, sia per la città che per i suoi abitanti.”

Secondo Mazzone, il turismo di massa, in forte crescita negli ultimi anni, rischia di soffocare il patrimonio unico di Napoli, riducendo la città a una cartolina stereotipata. Le sue parole hanno generato discussioni accese tra chi sostiene la necessità di regolamentare il turismo e chi, invece, difende il diritto di Napoli di aprirsi al mondo senza limitazioni.