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In Italia è allarme calabroni: cosa sta succedendo

In Italia è scattato l'allarme calabroni: sono diventati sempre più aggressivi e numerosi e rappresentano una minaccia nei confronti delle api

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Un calabrone

Scatta l’allarme calabroni in Italia: stanno diventando sempre più aggressivi nei confronti delle api, mettendo a repentaglio il settore apistico nazionale che conta quasi 1,5 milioni di alveari e oltre 250.000 sciami su tutto il territorio.

Allarme calabroni in Italia

A lanciare l’allarme è Riccardo Terriaca di Miele in Cooperativa che ha parlato ai microfoni di ‘Ansa’ del problema legato ai calabroni in Italia, diventati più aggressivi a causa dei cambiamenti climatici:

“Una serie di fattori esterni come i cambiamenti climatici e le modificazioni degli habitat hanno alterato gli equilibri naturali che c’erano in passato, per i quali c’era convivenza tra i calabroni e le api – ha dichiarato Terriaca – purtroppo oggi assistiamo a popolazioni ipersviluppate e iperaggressive dei calabroni che le api non riescono più a contenere, e abbiamo situazioni devastanti sul territorio con interi apiari decimati, con gli alveari al collasso. La situazione sta diventando insostenibile”.

Con i calabroni in numero sempre maggiore e caratterizzati da un’aggressività superiore al passato, per le api diventa difficile difendersi dai loro attacchi: “Ultimamente c’è un incremento dell’aggressività e un incremento notevole delle popolazioni di calabroni, le api sembra che non riescano più a difendersi in maniera utile e quindi alla fine i calabroni stanno prendendo il sopravvento”.

Le zone più colpite

Riccardo Terriaca, nel corso del suo intervento all’Ansa’, ha spiegato quali sono le zone più colpite dall’emergenza calabroni in Italia: “In Campania, nel Sud del Lazio, in Molise e nel Nord della Puglia abbiamo una specificità, siamo zona di transizione dove sostanzialmente si incrociano le popolazioni di vespa crabro e vespa orientalis. Al momento la problematica principale è rappresentata dalla vespa velutina dal Nord verso il Sud e dalla vespa orientalis dal Sud verso il Nord”.

E ancora: “I calabroni predano le api in volo, quando la popolazione di calabroni è molto numerosa, le api per difendersi tendono a volare molto meno e quindi riducono l’importazione di alimenti e la famiglia nel tempo tende a debilitarsi. Quando si indebolisce molto i calabroni addirittura entrano nei nidi, prendono il sopravvento e prendono possesso dell’alveare. Questa situazione sta interessando in Campania già migliaia di alveari e il pericolo è che gli alveari che stanno subendo questi attacchi da parte dei calabroni possano aumentare sempre di più con il passare del tempo”.

Per Terriaca quella attuale è “un’emergenza grave, è l’ennesima emergenza che gli apicoltori e l’apicoltura devono affrontare, in quanto probabilmente i cambiamenti climatici in corso e la modificazione degli habitat naturali stanno portando a una modifica dei comportamenti dei calabroni che abitualmente sono sempre stati presenti nei nostri territori ma non hanno mai provocato danni seri ai nostri allevamenti”.

Le conseguenze per l’apicoltura

La situazione mette a repentaglio l’apicoltura in Italia, con gravi conseguenze per tutti i settori annessi, in modo particolare sulla produzione di miele nel nostro Paese: “Di fronte a questi attacchi gli apicoltori sono sostanzialmente disarmati, possono fare molto poco. Le trappole che si usano sono dei palliativi che servono a contenere gli attacchi ma senza avere un’efficacia utile e importanti”.

Per contenere i danni, sarà cruciale l’intervento delle istituzioni: “Gli apicoltori possono fare solo una cosa, chiedere l’aiuto della ricerca e delle istituzioni affinché vengano individuati dei mezzi di lotta e di controllo sostenibili e selettivi, perché il problema vero è che i calabroni sono degli imenotteri proprio come le api, quindi diventa complicato far diventare selettivi i mezzi di lotta che possano attaccare i calabroni senza danneggiare gli altri insetti impollinatori, comprese le api”.