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In Campania è allarme Vespa orientalis: cosa sta succedendo

In Campania cresce l’allarme per la Vespa orientalis, un calabrone predatore che minaccia le api e gli alveari aggravando la crisi apistica regionale

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Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

In Campania cresce l’allarme Vespa orientalis

In Campania l’emergenza legata alla Vespa orientalis, comunemente conosciuta come calabrone orientale, sta destando preoccupazione tra gli apicoltori e gli esperti del settore. Questo imenottero, presente da secoli nella vegetazione del Sud Italia, negli ultimi anni ha visto un aumento esponenziale della sua diffusione, con gravi conseguenze per gli alveari e l’apicoltura della regione.

Perché la Vespa orientalis è una minaccia

La Vespa orientalis, riconoscibile per il suo corpo di colore rossastro con dettagli giallo-sulfurei, è un insetto predatore che raggiunge i tre centimetri di lunghezza e si nutre principalmente di api. Negli ultimi anni, complici i cambiamenti climatici e le modificazioni degli habitat naturali, questa specie ha iniziato a riprodursi in maniera vertiginosa, colonizzando nuove aree della Campania, tra cui le pendici del Vesuvio, le zone costiere e le aree interne del casertano, del salernitano e del Matese.

Secondo Riccardo Terriaca, direttore del Gruppo Apistico Paritetico Volape, la situazione è allarmante: “I cambiamenti climatici e le modificazioni degli habitat naturali hanno trasformato quella che era una antica convivenza in una vera e propria competizione nella quale le api stanno soccombendo”, riporta il ‘Corriere della Sera’.

Oltre a cacciare le ali in volo, infatti, questo calabrone spesso penetra all’interno degli alveari, distruggendoli completamente. Al momento, si stima che il 25% dei circa 100.000 alveari presenti in Campania sia stato attaccato dalla Vespa orientalis.

L’azione della Vespa orientalis è responsabile della mortalità diretta delle api e  provoca un effetto collaterale altrettanto preoccupante: le api, impaurite dalla presenza del predatore, smettono di bottinare e rimangono nei loro alveari, portando a una debilitazione delle colonie. Gli apicoltori, per salvare le famiglie di api, sono costretti a intervenire con costose nutrizioni di soccorso, aggravando una crisi già pesante per il settore.

L’espansione della Vespa orientalis in Italia e come affrontarla

Sebbene il nome possa far pensare a un’origine asiatica, questo imenottero è presente nei territori meridionali italiani fin dall’antichità. Secondo alcune teorie, la specie sarebbe arrivata in Sud Europa attraverso le rotte commerciali dei Fenici.

In passato, la Vespa orientalis conviveva con le api senza causare particolari problemi, ma l’aumento delle temperature e le trasformazioni ambientali hanno favorito una sua massiccia espansione, prolungandone anche la stagionalità. Questo comporta una maggiore necessità di cibo e, di conseguenza, una pressione ancora più forte sugli alveari.

Attualmente, non esiste una tecnica efficace per il contenimento della Vespa orientalis. Gli apicoltori hanno sollecitato interventi scientifici alla Facoltà di Veterinaria di Napoli, al CNR di Portici e all’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, ma al momento non ci sono risposte concrete.

Le difficoltà non si limitano agli alveari: la Vespa orientalis si nutre anche di frutta, in particolare uva, e tende a nidificare in capannoni abbandonati, rendendo più complesso il monitoraggio e il controllo della sua diffusione. Gli apicoltori campani, che contano circa 2.000 operatori, continuano a fronteggiare la crisi con risorse limitate.

La mancanza di soluzioni scientifiche immediate e di sostegni economici rende la situazione estremamente complessa.  “Gli apicoltori subiscono gravi perdite di produzioni alle quali si aggiungono i maggiori costi da sostenere per le famiglie di api debilitate. È crisi vera. Siamo sostanzialmente disarmati”, ha dichiarato Terriaca.